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Patrimonio culturale e siti archeologici: ricerche in corso per la tutela dei paesaggi storici novecenteschi. Il caso studio della necropoli della Banditaccia (Cerveteri, Roma)

Paola Porretta, Dipartimento di Architettura, Università Roma Tre

 

DOI 10.12910/EAI2018-024

A partire dal caso di Cerveteri, si intende porre l’attenzione sulla necessità di scrivere le varie storie recenti – degli scavi, dei restauri, delle trasformazioni in generale – spesso rimaste inedite anche per siti archeologici molto noti e importanti reinventati tra Ottocento e Novecento, per promuovere una tutela integrata e interdisciplinare di tutti i paesaggi culturali che hanno contribuito a costruire i luoghi dell’antico, in ogni loro componente e nei loro diversi assetti stratificati

Come racconta anche Virgilio, la città dal nome greco di Agylla – Kaisra in etrusco, Caere in romano – fu fondata su un antico sasso, naturalmente difeso, che venne circondato da mura, probabilmente meno alte dove la rupe più scoscesa garantiva da sé sufficiente protezione. Un fiume gelido separava la città antica da un altro altopiano cinto da un bosco sacro di neri abeti che Virgilio descrive chiuso su ogni lato da concavi colli. Ovunque valli floride di bestiame e così fertili da produrre, secondo Marziale, un vino buono come quello di Sezze e grano in tale abbondanza da rifornire, secondo Livio, anche le truppe di Scipione l’Africano pronte a combattere la seconda guerra punica contro Cartagine.

Gli antichi abitanti del pianoro di Caere erano quindi circondati da un paesaggio agricolo, attraversato dal muggito degli armenti e caratterizzato geomorfologicamente da altopiani e valli prodotte dall’erosione fluviale: quando si volgevano a levante, vedevano il luogo del nero e fitto bosco dedicato a Silvano (non a caso, proprio il dio dei “campi e del bestiame”), che dovette sopravvivere tanto a lungo da condizionare anche il nome moderno del luogo che lo ospitava, il Monte Abatone; a ponente la città dei vivi si affacciava invece su una delle sue principali necropoli (l’attuale Banditaccia): separati per tutto il loro sviluppo da una stretta forra con una ricca vegetazione ripariale, i due pianori erano collegati fisicamente tra loro da un’antica strada – la cosiddetta via degli Inferi – che usciva dalla parte nord-occidentale della città, per poi biforcarsi; un tratto proseguiva verso i Monti Ceriti, mentre l’altro piegava verso la grande città dei morti, l’attraversava, per poi dirigersi, secondo gli studiosi dell’Ottocento, verso Pyrgi (Santa Severa) – il principale epineion, ovvero il porto attrezzato dell’antica Caere a partire dal VI secolo a.C. – assieme ad Alsium (Palo) e Punicum (Santa Marinella). Chi veniva dal mare, per entrare in città poteva attraversare la città dei morti e così, chi usciva, sempre da lì poteva passare. …

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