Valorizzare la filiera energetica italiana è una priorità strategica
Intervista a Giuseppe Ricci, Presidente di Confindustria Energia
Valorizzare la filiera energetica italiana è una priorità strategica che richiede investimenti, semplificazione delle procedure autorizzative e una spinta alla riconversione dei settori tradizionali in chiave di economia circolare. In questo contesto, l’efficienza energetica può dare un contributo essenziale verso la transizione green e, attraverso il superbonus 110%, per stimolare interventi in settori di rilievo quali l’edilizia e l’impiantistica domestica.
Superbonus del 110%, Renovation Wave europea, nuove direttive, interventi e misure per rendere più efficienti e ridurre i consumi di condomini, abitazioni singole, industrie, edifici e immobili della PA. L’efficienza energetica nelle sue molteplici applicazioni e ricadute ambientali, economiche e sociali è una delle priorità nelle agende nazionali ed europee. Presidente Ricci, come si colloca l’efficienza energetica nell’agenda delle priorità di Confindustria Energia?
Confindustria Energia sta dedicando molta attenzione ai temi della trasformazione e dell’innovazione dei processi produttivi e di consumo dell’energia che restituiscono valore alle risorse, ai prodotti e agli asset. A questo riguardo Confindustria Energia considera l'efficienza energetica un driver per il compimento della transizione energetica, in quanto contribuisce alla riduzione del consumo delle risorse con effetti positivi sull’economia e sull’ambiente. L’efficienza energetica è inoltre uno dei temi più richiamati dalla strategia europea e dal Piano Energia e Clima e quindi rappresenta certamente una priorità su cui lavorare fin da subito per l’implementazione di nuove tecnologie e per sensibilizzare i consumatori ad adottare soluzioni energetiche più efficienti. È bene comunque ricordare che l’Italia è tra i Paesi più virtuosi nell’utilizzo dell’energia e di conseguenza gli interventi di efficientamento presentano costi marginali via via crescenti, soprattutto nei settori industriali. Più complicato raggiungere gli obiettivi di efficienza nel settore civile e il superbonus 110% rappresenta un utilissimo strumento per stimolare gli interventi nell’edilizia e nell’impiantistica domestica.
Lo scorso anno, nelle osservazioni al PNIEC, lei ha sottolineato che essendo l’efficienza energetica filiera di operatori e servizi, il Governo deve definire e ottimizzare il quadro regolamentare a disciplina delle attività e i requisiti necessari per lo svolgimento dei diversi ruoli. Sono stati fatti passi avanti in questa direzione, per garantire la corretta individuazione da parte dei clienti dei diversi soggetti economici per la realizzazione degli interventi?
Qualcosa in questa direzione è stata fatta. Adesso, anche alla luce delle recenti valutazioni della Commissione europea sul Piano Energia e Clima, è necessario prevedere un contesto normativo in grado di promuovere gli investimenti in efficienza energetica, soprattutto per quanto riguarda gli edifici.
Quali ritenete essere le principali barriere da affrontare nei prossimi anni per la capillare diffusione di interventi di efficientamento energetico nel settore edilizio e come affrontarle?
Un forte limite è rappresentato dalla scarsa conoscenza e comunicazione ai cittadini degli strumenti disponibili per la realizzazione di interventi di efficientamento energetico. Inoltre per aumentare l’efficacia delle misure, potrebbe essere utile rivedere il sistema di riconoscimento dell’agevolazione al fine di privilegiare le dinamiche di riduzione del consumo piuttosto che le singole azioni di efficientamento, prevedendo una premialità proporzionale al beneficio.
Quali canali di informazione ritenete più efficaci per informare e formare i cittadini e imprese sui possibili interventi di efficienza energetica, la loro convenienza e gli strumenti di supporto a disposizione?
La presenza sui social e portali web ad hoc di istituzioni ed enti di ricerca possono rappresentare canali efficaci per una capillare diffusione delle informazioni sull’efficienza energetica. Allo stesso modo anche le associazioni di categoria attraverso gli stessi strumenti possono contribuire a meglio informare le imprese sulle misure relative all’efficienza energetica prevedendo anche workshop dedicati.
Più in generale guardando alla transizione energetica, quali sono secondo lei le priorità strategiche per il nostro Paese?
Sicuramente per quanto riguarda la filiera energetica le priorità strategiche sono rappresentate dagli investimenti, dalla semplificazione delle procedure autorizzative e dalla spinta alla riconversione dei settori tradizionali in chiave di economia circolare. La pandemia ha dimostrato la stabilità e resilienza del settore energetico e non ha posto in discussione gli obiettivi di transizione energetica e di decarbonizzazione. È pertanto assolutamente necessario promuovere investimenti mirati alla trasformazione delle filiere tradizionali verso business più sostenibili e alla crescita delle filiere innovative, in modo da traguardare una transizione inclusiva che guardi contemporaneamente alla sostenibilità ambientale, economica e sociale. E poi, in questa direzione, bisogna sicuramente intervenire per la semplificazione delle procedure autorizzative, anche per rendere il contesto più agile e coerente sia con le normative europee sia con lo sviluppo di nuove tecnologie. Abbiamo un gran bisogno di valorizzare la filiera energetica italiana.
E a livello tecnologico quali sono le opportunità che intravede per il settore?
Le opportunità che vedo sono tante e coinvolgenti. Ad oggi non si lavora più settorialmente bensì si ricerca la sinergia tra i diversi settori per sviluppare nuovi modelli di business, come sta accadendo per l’economia circolare, per i biocarburanti, per l’idrogeno o per la cattura/stoccaggio/riutilizzo della CO2 che richiederanno la partecipazione e lo sforzo congiunto di numerosi e diversi attori, che dovranno sempre di più imparare a valorizzare concetti di “cross industry” e di competenze. Per valorizzare il vettore energetico idrogeno bisogna partire strutturando un sistema iniziale con il contributo dei principali produttori, utilizzatori e del sistema di distribuzione, sulla base del quale si potranno presentare innumerevoli opportunità di utilizzo del sistema da parte di soggetti di minori dimensioni non in grado da soli di fare il salto di qualità. Lo stesso vale per la cattura e lo stoccaggio della CO2 dove, una volta sviluppato il network principale, ci saranno molte opportunità di utilizzo.
A suo giudizio quale è la leva essenziale per raggiungere questi obiettivi?
Trasversalmente, quello che serve e servirà sempre di più è lo sviluppo di una nuova cultura industriale e di nuove “soft skill”. Tecnici e manager, insomma, che siano in grado da una parte di favorire l’inclusività e la ricerca di sinergie trasversali e di filiera e dall’altra di migliorare l’accettabilità delle infrastrutture e delle aziende sui territori. Una maggiore flessibilità e adattabilità al cambiamento che richiederà capacità di visione e anticipazione consentendo di intervenire prima di essere travolti dal cambiamento stesso.