Copertina della rivista
Controllo alimenti da parte dei carabinieri

Il ruolo dei Carabinieri nella difesa del cibo e della terra

di Luigi Cortellessa

DOI 10.12910/EAI2020-010

Il nostro Paese è l’unico al mondo a disporre di un Reparto di Polizia a status militare, il Comando dei Carabinieri per la Tutela Agroalimentare, specificamente dedicato alla protezione del cibo, della terra e di tutte le attività connesse: dalla sicurezza alimentare alle frodi, dai controlli sugli illeciti percepimenti di fondi alla tutela dei marchi fino all’emergenza COVID-19

Luigi Cortellessa
Luigi CortellessaComandante Carabinieri per la Tutela Agroalimentare

Il nostro Paese è l’unico al mondo a disporre di un Reparto di Polizia a status militare, dell’Arma dei Carabinieri appunto, specificamente dedicato alla protezione del cibo e della terra e di tutte le attività connesse. Fondato nel 1982 (DM 20825 del Ministro dell’Agricoltura) come Reparto Carabinieri presso il Ministero dell’Agricoltura e Foreste, con D. Lgs. 12 dicembre 2017 n. 228 assume l’attuale denominazione.

Negli ultimi anni è stato protagonista di significative riconfigurazioni, con ampliamenti organici, la costituzione di nuove articolazioni territoriali (Torino e Messina) e del Reparto Operativo, deputato allo svolgimento delle attività investigative più complesse.

Questi provvedimenti si contestualizzano in un più ampio processo innovativo, che ha visto l’assorbimento, nei ranghi dell’Arma, del personale del Corpo Forestale dello Stato, in applicazione del D. Lgs. 19 agosto 2016, n. 177, che riafferma la titolarità e le attribuzioni dei Comparti di specialità delle Forze di Polizia. Il testo normativo (art. 2) attribuisce in via preliminare ed esclusiva all’Arma dei Carabinieri: la sicurezza in materia di sanità, igiene e sofisticazioni alimentari e la sicurezza in materia forestale, ambientale e agroalimentare. Più specificamente l’art. 7 (Assorbimento del CFS nell’Arma dei Carabinieri e attribuzioni delle funzioni), prevede che l’Arma sia titolare di ben delineati compiti, e cioè:

  • prevenzione e repressione delle frodi in danno della qualità delle produzioni agroalimentari;
  • controlli derivanti dalla normativa comunitaria agroforestale e ambientale e concorso nelle attività volte al rispetto della normativa in materia di sicurezza alimentare del consumatore e di biosicurezza in genere.

Ecco che (art. 8 -Riorganizzazione dell’Arma dei Carabinieri in conseguenza dell’assorbimento del CFS) viene sancita la previsione di reparti dedicati all’espletamento di compiti particolari in materia, tra le altre, della sicurezza e dei controlli nel settore agroalimentare.

Le competenze, nel generale quadro di riparto tra le Forze di Polizia, vengono riaffermate dal Decreto del Ministro dell’Interno del 15 agosto 2017.

Sicurezza alimentare e controlli

Con riguardo al contesto organizzativo in cui è inserito, il Comando rinviene la specificità dei compiti nel DPCM 179 del 5/12/2019 (art. 6), che rivisitando la pregressa normativa, afferma che esso:

  • svolge controlli straordinari:
    1. sull’erogazione e percezione di aiuti comunitari nel settore agroalimentare e della pesca ed acquacoltura;
    2. sulle operazioni di ritiro e vendita di prodotti agroalimentari, compresi gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo e indigenti;
  • esercita controlli specifici sulla regolare applicazione di regolamenti comunitari;
  • concorre, coordinandosi con l’Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari, nell’attività di prevenzione e repressione delle frodi nel settore agroalimentare.

L’azione del Comando trova riferimento anche nel più ampio alveo della legislazione alimentare, segnatamente nel Regolamento (CE)178/2002, che fissa come obiettivo la libera circolazione di alimenti sicuri e sani e individua, come terreno di operatività, tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione degli alimenti e dei mangimi. Ne discende che l’attività operativa è indirizzata su due principali direttrici:

  • la sicurezza alimentare, espressa anche quale organo di controllo del MIPAAF (DM 1 dicembre 2005, art. 1), attraverso ispezioni e controlli condotti presso le aziende dell’intera filiera produttiva, nei diversi momenti della produzione, trasformazione e distribuzione. I servizi si traducono, nella pratica, in controlli sulla tracciabilità degli alimenti dal campo allo scaffale. La concezione e organizzazione degli accertamenti tiene conto della stagionalità di alcuni prodotti, delle istanze locali, della emergenza di singole problematiche. Nel corso dell’anno si darà seguito a campagne tematiche sull’intero territorio nazionale, con obiettivi mirati quali, ad esempio, i settori vitivinicolo, dell’olio, caseario, dei salumi, del miele. Uno sguardo attento è stato rivolto alla emergente produzione con metodo biologico ed all’uso illecito di fitofarmaci in agricoltura. Attentamente presidiato è il settore dei Marchi Tutelati, eccellenza indiscussa del nostro Paese e voce significante della nostra esportazione; nel settore, anche con l’ausilio degli agenti vigilatori, si da corso a verifiche sulla severa applicazione dei disciplinari di produzione;
  • i controlli straordinari sugli illeciti percepimenti di fondi per l’agricoltura sono un settore poco visibile, difficilmente permeabile al controllo pubblico a monte, nel quale si insinua con scellerata sicumera la lunga mano della criminalità organizzata e strutturata. È consolidata abitudine dei sodalizi di tipo mafioso, comunque localmente articolati e nominati, intercettare e monitorare i rivoli delle erogazioni di pubblica ricchezza, apprenderne le procedure, carpirne eventuali crepe, per poi adottare le condotte delittuose per attingervi. Va ricordato che il mafioso in genere ha bisogno, anche per motivi di affermazione del potere, di mantenere stretto il contatto con il territorio e, per esigenze di parvenza, apparire titolare di un mestiere. Spesso quello più conveniente è proprio quello del contadino, forse il titolo più idoneo per giustificare il radicamento areale. Da qui si innescano varie forme di usurpazione della titolarità di terreni che, unite alla purtroppo sovente complicità – se non addirittura organicità al sistema – di taluni centri di assistenza, portano agevolmente all’illecita erogazione di fondi pubblici in agricoltura. Il fenomeno, da cui nessuna regione è esente, suscita vieppiù indignazione laddove si consideri che gli aiuti indebitamente elargiti vengono di fatto sottratti all’imprenditoria onesta.

Gli strumenti operativi

L’azione di contrasto viene svolta prevalentemente con la ricerca e la verifica di soggetti colpiti da misure di prevenzione ex D.lgs. n. 159/2001, condannate per uno dei delitti ex art. 51, co. 3bis, c.p.p., ovvero gravate da misure restrittive della libertà personale (detenzione e/o arresti domiciliari), quindi privi dei requisiti soggettivi per ricevere sovvenzioni pubbliche ovvero oggettivamente preclusi dall’esercizio di qualsivoglia attività agricola. Inoltre ci si indirizza verso l’individuazione di terreni agricoli oggetto di sequestro e confisca, di proprietà di Enti pubblici o privati, ovvero ricadenti in aree particolarmente sensibili sia sotto il profilo criminale sia dal punto di vista paesaggistico (es. aree protette sottoposte a vincoli).

Una fase successiva prevede l’aggressione ai patrimoni criminali o comunque illecitamente percepiti, segnalando le azioni di recupero del danno erariale alla Corte dei Conti, attivando gli strumenti interdittivi previsti per gli organismi pagatori e dal D. Lgs. 231/2001 sulla responsabilità degli enti nonché promuovendo l’applicazione delle misure patrimoniali previste dalla normativa di settore (L. 99/09 c.d. “Internazionalizzazione delle imprese”) e dalla legislazione antimafia.

Per il raggiungimento degli obiettivi operativi, un valido strumento di contrasto al business miliardario della criminalità nell’agroalimentare e di tutela per la sicurezza dei cittadini e delle imprese, in prospettiva, potrebbe essere il disegno di legge governativo sulla riforma dei reati agroalimentari. Recentemente approvato in sede di Consiglio dei Ministri, il testo apporta modifiche al codice penale, individuando nuove fattispecie di reato e nuovi beni giuridici da proteggere, con l’obiettivo di raggiungere una effettiva tutela del sistema agroalimentare e, di converso, una diminutio dei pericoli per la salute, per il rischio di frodi e per le contraffazioni.

L’emergenza COVID-19

Questo scritto trova genesi in un fine settimana di piena contingenza temporale da COVID-19. È un momento inedito, di cui discetteranno gli storici facendone palestra di molteplici descrizioni e diversamente sfumate interpretazioni. Siamo di fronte ad una calamità che l’uomo moderno non si prefigurava, assumendo egli, figlio e nipote dei protagonisti dei conflitti mondiali del decorso sanguinoso secolo, che il progresso scientifico potesse da solo ergersi a bastione contro pandemie simili alla più volte citata spagnola del 1917-18, il cui esorbitante numero di vittime si sovrapponeva per pari drammaticità a quello lugubre dei morti in trincea.

Il flagello di questa incerta quotidianità, profittando della globalizzazione che ha riempito di meraviglia le bocche delle latitudini opulente, si è presentato agli scali aeroportuali, nelle stazioni ferroviarie, ha percorso indisturbato le autostrade transfrontaliere, ha goduto di maggiore autonomia di movimento perché come mezzo di locomozione ha scelto le sue stesse vittime, potenziali e reali. Si parla di guerra mondiale: lo diranno i posteri se la definizione abbia un senso nell’odierno approssimativo catalogo descrittivo. Il dato certo è che, mentre si mostrano effimere ed inefficaci tante disponibilità materiali di vario genere, il cibo si afferma ancor più come irrinunciabile bene per la sopravvivenza dei singoli e per la tenuta delle collettività.

È di queste ore, di questi giorni l’unanime condivisione della irrinunciabilità di un solido coriaceo sistema di produzione e distribuzione degli alimenti, anche oltre le logiche del mercato ed in una più avvertita visione solidaristica. In tal senso il Comando, ancor più interiorizzando il termine tutela che ne compone la denominazione, ha re-interpretato il suo ruolo esprimendo modalità operative che, accanto a quelle tradizionali, presidiano lo strategico settore agroalimentare. Questa missione la si attualizza anche raggiungendo fisicamente i luoghi della produzione e della distribuzione, avendo sullo sfondo e come obiettivo gli interessi dei consumatori, anche nelle fasce più deboli, e la chiara visione della importanza di un prestigioso e laborioso mondo produttivo che fa grande il nostro Paese.

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