Gli indicatori regionali per lo studio delle diseguaglianze economiche
di Filomena Maggino, Leonardo Alaimo, Enrico Giovannini
DOI 10.12910/EAI2018-070
All’interno delle attività della cosiddetta Agenda 2030 delle Nazioni Unite viene citata la necessità che i Governi tengano conto delle diversità territoriali anche all’interno dei territori nazionali. Ciò è particolarmente vero per paesi come l’Italia, dove le differenze interne sono state e sono tutt’ora presenti. L’analisi che segue, in questa ottica, analizza le diseguaglianze economiche tra le Regioni Italiane
La cosiddetta Agenda 2030, adottata al vertice delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile nel settembre 2015, ha definito 17 goals (SDGs) e 169 targets, individuati in base ai principi del Summit Rio+20. Al tempo stesso, è essenziale individuare un framework globale di indicatori, funzionale alla conoscenza e al monitoraggio della situazione di ciascun Paese rispetto ai singoli obiettivi e targets. “Saranno necessari dati disaggregati di qualità, accessibili, tempestivi e affidabili per aiutare a misurare i progressi e garantire che nessuno rimanga indietro. Tali dati sono fondamentali per il processo decisionale” (United Nations Division for Sustainable Development 2015, 12). Il framework globale di indicatori, adottato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 6 luglio 2017, ne comprende ad oggi 244. Secondo quanto stabilito nell’Agenda 2030, ogni governo deve sviluppare indicatori a livello nazionale e subnazionale. Per questo motivo, è necessario e fondamentale, nel processo di definizione delle politiche e delle azioni finalizzate al raggiungimento dello sviluppo sostenibile, tener conto non solo delle specificità nazionali, ma anche e soprattutto di quelle dei territori. Questa è ancor più una necessità per l’Italia, un Paese storicamente caratterizzato da forti specificità e differenze regionali, che trovano la loro radicalizzazione nel cosiddetto divario Nord-Sud …