Accettazione sociale della realizzazione di grosse infrastrutture per la decarbonizzazione
di Roberto Rentocchini, Responsabile della funzione di Risk Management Industriale, Eni SpA, Teresa Dina Valentini, “Sapienza” Università di Roma
DOI 10.12910/EAI2018-032
Fare fronte ai consumi energetici che mutano nel tempo richiede un continuo adeguamento delle infrastrutture di approvvigionamento. Ma la costruzione di tali infrastrutture comporta numerosi rischi per le aziende che le realizzano: rischi finanziari, tecnici, strategici, di business, che si intrecciano a loro volta con i rischi derivanti dall’accettabilità sociale degli impianti. L’accettabilità è divenuta ormai un requisito indispensabile, anche per gli impianti alimentati da fonti rinnovabili. Diventa quindi necessaria un’analisi del “rischio tecnologico”, tale da permettere la costruzione di relazioni con i cittadini interessati, di acquisire consapevolezza della diversità dei punti di vista su vantaggi o svantaggi delle installazioni, e la diffusione della conoscenza necessaria a ridurre le distanze a favore di processi di accettabilità sociale degli impianti
L’accettabilità tecnologica è un tema sempre più di attualità e in modo trasversale riguarda tutta l’industria energetica in tutte le sue forme, e in particolare le tecnologie da essa adottate.
La Strategia Energetica Nazionale prevede una riduzione dei consumi di 10 Mtep al 2030 rispetto al tendenziale, con il 28% dei consumi energetici complessivi al 2030 coperti da fonti rinnovabili, in particolare il 55% dei consumi elettrici al 2030 derivanti da fonti rinnovabili. Oltre al rafforzamento della sicurezza di approvvigionamento, alla riduzione dei gap di prezzo dell’energia e alla promozione della mobilità pubblica e dei carburanti sostenibili, si prevede un abbandono del carbone per la produzione elettrica entro il 2025. Sono questi alcuni degli obiettivi cardine della strategia. L’ambizione deve comunque essere coniugata con il realismo: se il 28% dei consumi sarà coperto da fonti rinnovabili, il rimanente 72% richiederà ancora necessariamente gas naturale e, dati i lunghi tempi di trasformazione delle infrastrutture di trasporto, anche prodotti petroliferi. Saranno necessari interventi infrastrutturali per continuare ad assicurare adeguata ed economica disponibilità di gas, nonché per trasformare il downstream petrolifero, con evoluzione verso le bioraffinerie e un uso crescente di biocarburanti sostenibili e dell’uso di GNL (gas naturale liquefatto) nei trasporti pesanti e marittimi al posto dei derivati dal petrolio. …