Bioenergia, cattura e stoccaggio della CO2 un connubio possibile?
di Alessandro Agostini e Nicola Colonna, ENEA
DOI 10.12910/EAI2018-038
La diffusione di sistemi bioenergetici accoppiati a tecnologie di cattura della CO2 e al suo stoccaggio geologico è una tra le opzioni negli scenari internazionali per la riduzione delle emissioni. La loro applicazione nel contesto italiano presenta tuttavia difficoltà oggettive
Con la firma dell’accordo di Parigi, 195 Stati si sono impegnati a limitare l’aumento della temperatura media globale al di sotto dei 2 °C sopra i livelli preindustriali. Si è inoltre raggiunto l’accordo di cercare di limitare l’aumento a 1,5 °C. Tale obiettivo richiede il raggiungimento dell’equilibrio tra emissioni antropogeniche e rimozioni di gas climalteranti, nella seconda metà del 21° secolo. Ciò richiede alternativamente, o una rapida riduzione a zero delle emissioni di gas serra, oppure il bilanciamento delle emissioni residue attraverso delle emissioni negative (Carbon Dioxide Removal; CDR technologies)
L’interesse per il ruolo delle tecnologie a emissioni negative è in costante ascesa, dato il loro potenziale ruolo nel raggiungimento degli obiettivi dell’accordo UNFCCC di Parigi. In particolare, la bioenergia con la cattura e lo stoccaggio del carbonio (BioEnergy with Carbon Capture and Storage; BECCS) svolge un ruolo fondamentale nella maggior parte delle traiettorie di riduzione delle emissioni di gas climalteranti (GreenHouse Gases; GHG).
In pratica le BECCS sono basate sulla coltivazione e/o raccolta di biomassa, con la conseguente rimozione di carbonio dall’atmosfera, per produrre successivamente energia, mentre la CO2 derivante dalla combustione della biomassa viene catturata ed iniettata in formazioni geologiche adatte. …