Efficienza energetica, una leva strategica per ripartire
di Federico Testa
Professore Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese all’Università di Verona – Presidente ENEA
L’attuale pandemia ha evidenziato drammaticamente il ruolo centrale della casa e dell’abitare per il nostro benessere, così come quello della molteplicità dei diversi servizi energetici su cui si basa la nostra vita quotidiana.
A livello più globale, però, dobbiamo essere consapevoli che gli investimenti in efficienza energetica hanno avuto un calo a causa della crisi economica, come sottolinea l’International Energy Agengy nel suo recente rapporto Energy Efficiency 2020. Ciò è vero in diversi ambiti, dall’acquisto di nuovi veicoli, alla costruzione di nuovi edifici, agli interventi nell’industria e nei servizi, per i quali una diminuzione dei prezzi dell’ energia ha allungato i tempi di ritorno.
In questo contesto si colloca la risposta forte dell’Unione Europea: le risorse stanziate nel Recovery Plan mostrano una decisa presa di posizione per contrastare gli impatti della pandemia e per fare anche di più, generare crescita economica, creare nuovi posti di lavoro, risparmiare risorse delle famiglie, modernizzare le infrastrutture e ridurre le emissioni. Gli stanziamenti nei pacchetti di ripresa sono, infatti, per usare le parole del Direttore Esecutivo dell’IEA Fatih Birol, la cartina tornasole della serietà dell’impegno dei diversi paesi nella promozione dell’efficienza energetica: a livello globale, l’impegno economico dell’Unione Europea rappresenta l’86% del sostegno pubblico per l’efficienza, con il restante 14% suddiviso tra Asia-Pacifico e Nord America.
In particolare, la Renovation Wave presentata a metà ottobre dalla Commissione Europea, mette insieme una serie di obiettivi: raddoppiare il tasso di riqualificazione energetica degli edifici rispetto ai livelli attuali, in quanto gli edifici sono responsabili del 40% del consumo energetico; migliorare la qualità dell’abitare, intervenendo anche sul problema della povertà energetica; creare occupazione, in particolare attenzione nelle piccole e medie imprese. La maggioranza delle imprese nel settore costruzioni sono, infatti, microimprese o PMI; inoltre questo comparto, che offre 18 milioni di posti di lavoro diretti e rappresenta circa il 9% del PIL dell'UE, ha un ruolo chiave per la competitività europea, in quanto vi sono attive principalmente imprese locali. Con l’attuazione della Renovation Wave si prevede la creazione di ulteriori 160.000 posti di lavoro e questo ha chiare implicazioni per gli Stati Membri in termini di occupazione nazionale.
È evidente che sarà un processo sfidante: è infatti necessario coniugare un adeguato supporto normativo, la collaborazione di diversi soggetti, l’individuazione dei migliori progetti e la condivisione di idee e tecnologie all’avanguardia. Le esperienze nazionali confermano la presenza di diverse barriere alla piena attuazione del potenziale di efficientamento energetico e, in particolare: un mercato dove consumatori e imprese ancora sperimentano tempi di ritorno lunghi, un difficile accesso al capitale d'investimento, soprattutto nei progetti di piccola e media dimensione, e una dispersione delle misure, con conseguenti alti costi di transazione. Per quanto riguarda la disponibilità di fondi per finanziare la riqualificazione, nel principale strumento per la ripresa, la Recovery and Resilience Facility, il 37% delle risorse sono dedicate a investimenti legati al clima: se gli Stati membri ne utilizzassero un terzo di esse per la riqualificazione sarebbero disponibili 80 miliardi nei prossimi anni. E a questo strumento se ne aggiungono altri, come ad esempio la politica di coesione.
L’Unione Europea, quindi, sta andando nella giusta direzione e tocca ora ai diversi Paesi fare del meglio con le risorse messe in campo e con adeguate misure nazionali aggiuntive.
La soluzione italiana di introdurre una misura di carattere molto innovativo come il Superbonus 110% vuole essere lo strumento per attuare questi obiettivi, cercando di stimolare le economie locali e attenuare alcune delle barriere appena elencate. Già nel 2007, in anticipo rispetto a molti paesi UE, si è scelto di puntare sull’incentivazione fiscale per promuovere la razionalizzazione dei consumi di energia e favorire il consolidamento di un mercato della ristrutturazione energetica. Il meccanismo dell’Ecobonus, a partire dalla sua introduzione nel 2007, ha incentivato 4 milioni di interventi per un risparmio complessivo circa 17.650 GWh/anno, fornendo un importante contributo per creare posti di lavoro sia lungo l’intera filiera delle costruzioni che nella produzione di beni e servizi per l’abitazione. Migliorare le prestazioni energetiche degli edifici rappresenta uno dei principali obiettivi per accompagnare la transizione energetica del nostro Paese e l’efficienza energetica nel settore edilizio è una delle cinque dimensioni indicate nel PNIEC.
È però opportuno non dimenticare che l’efficienza energetica è una leva che parte dal basso ed è trasversale a diversi settori economici. Ad esempio, la riqualificazione energetica degli edifici vedrebbe i suoi benefici indiretti di molto ridimensionati se non supportata da un efficientamento del comparto industriale ad essa associato. Il settore terziario, con le peculiarità dei comparti in esso inclusi, è interessato da interventi di riqualificazione così come da interventi di efficientamento dei suoi processi produttivi. Al suo interno diverse sono le peculiarità. Il mondo bancario ha chiaramente un ruolo chiave per garantire gli strumenti finanziari per realizzare gli investimenti in efficienza energetica, ma è anche un attore chiamato in prima persona a efficientare le sue sedi e a convertire la sua la sua supply chain in chiave sostenibile.
Un ruolo esemplare è assegnato dalla legislazione europea al settore pubblico, dove elevate sono le potenzialità dei contratti di prestazione energetica. Infine, un discorso ancora diverso va fatto per il settore trasporti, con le due componenti associate al trasporto privato e alla movimentazione di merci, quest’ultima a sua volta legata alla domanda privata e al mondo produttivo. L’ENEA, anche nel suo ruolo di Agenzia Nazionale per l’Efficienza Energetica, da sempre offre il proprio contributo tecnico scientifico di natura trasversale alle istituzioni nazionali e locali, così come ai principali operatori di settore, sia per la pianificazione e realizzazione di misure e strumenti che per il monitoraggio e la valutazione dei relativi risultati.
Il tentativo di questo numero è in primo luogo coinvolgere in maniera il più possibile esaustiva i principali attori coinvolti nel processo di riqualificazione energetica e nella piena attuazione dello strumento Superbonus. Tutto ciò con un occhio attento ed esperto a quelle che sono le tecnologie emergenti e più promettenti, come ad esempio la predisposizione all’intelligenza degli edifici, le tecnologie per l’ambiente costruito, il recupero di calore nell’industria e le soluzioni per le comunità energetiche.
In generale, il momento di grandi cambiamenti che stiamo attraversando, ha mostrato con grande evidenza l’importanza dell’impegno scientifico per il nostro benessere sociale ed economico. Il ruolo di informazione e formazione è in questo senso fondamentale, per fare ognuno la propria parte e sentirsi sempre più sicuri nell’utilizzo e adozione delle nuove soluzioni rese disponibili dai progressi tecnologici. Per quanto riguarda la comunicazione sull’efficienza energetica, le risorse ed iniziative messe in campo negli ultimi anni sono state considerevoli e grazie ai risultati ottenuti sono state potenziate attraverso il provvedimento normativo che recepisce la Direttiva 2018/2002 e incarica l’ENEA di realizzare piani ancora più ambiziosi e di lunga scadenza.
In definitiva abbiamo voluto rappresentare quali sono i soggetti chiamati a vivere la grande sfida in atto e quali sono le “armi” a disposizione: con una collaborazione tra diversi enti di ricerca e decisori pubblici, affiancata all’imprescindibile informazione e formazione dei cittadini, insieme possiamo vincerla.