Tradurre il Green Deal in fatti concreti
di Federico Testa
Professore Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese all’Università di Verona – Presidente ENEA
“La pandemia da COVID-19 non ha prodotto mutamenti nei confronti della nostra sfida al global warming né all’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica alla metà del secolo. Per questo dobbiamo fare ogni sforzo affinché la crisi diventi un’opportunità per costruire un futuro migliore. E con il Green Deal possiamo farlo”. Questa dichiarazione di Kadri Simson, Commissario UE all’energia nell’intervista pubblicata nelle pagine che seguono, ben sintetizza la sfida che ci troviamo ad affrontare oggi, con una vera e propria onda d’urto che ha investito il settore dell’energia e il rischio di un drastico freno agli investimenti e all’espansione delle tecnologie pulite.
Nel suo editoriale, Francesco La Camera, già direttore per la sostenibilità del Ministero dell’Ambiente, oggi alla guida di IRENA, l’Agenzia Internazionale per le energie rinnovabili che rappresenta 160 Paesi, afferma che gli impatti della crisi saranno ben più ampi rispetto alle precedenti recessioni e potrebbero ridefinire e persino rimodellare il sistema energetico globale del futuro. E alcune previsioni arrivano a stimare un decremento della domanda globale di energia del 6% nel 2020, il maggiore calo da oltre 70 anni, e una diminuzione dell'8% delle emissioni globali di CO2, il livello più basso dal 2010. Una riduzione che, purtroppo, non è da celebrare, visto che è il risultato di un blocco forzato delle attività con aumento della disoccupazione e gravi difficoltà economiche.
In questi mesi, tuttavia, abbiamo assistito anche ad un’accelerazione del declino del carbone e all’espansione delle fonti rinnovabili che, per citare il caso dell'Italia, nello scorso mese di maggio hanno raggiunto un nuovo massimo storico, coprendo oltre il 50% della domanda di energia elettrica.
Si tratta di effetti positivi che dobbiamo saper cogliere. Perché, come sottolinea l’Agenzia Internazionale per l’Energia nel ‘Sustainable Recovery Plan’, oggi i governi hanno un’occasione unica per stimolare la crescita economica, creare un’ondata di nuovi posti di lavoro e accelerare la svolta verso un futuro energetico più resiliente e pulito. Tutto ciò richiede sforzi di grande rilievo nella generazione e produzione, nelle modalità di utilizzo e di consumo e, probabilmente, anche del concetto stesso di ‘energia’.
Per quanto riguarda l’Europa, la Commissione ha proposto un piano di ampio respiro che intende sfruttare al meglio le potenzialità del bilancio dell’UE per la ripresa e dare attuazione al Green Deal, per arrivare a una leadership nelle tecnologie pulite, ad un’economia moderna, efficiente, competitiva, dove la crescita è disaccoppiata dall’uso delle risorse e l’obiettivo è migliorare la qualità della vita dei cittadini e creare una società più sostenibile e giusta.
È un progetto pienamente condivisibile, così come sono condivisibili i segnali che l’attuale Governo ha dato su queste tematiche. La sfida, ora, è di tradurlo in fatti concreti, attraverso scelte oculate, proiettate verso il futuro, che sappiano tenere conto delle diverse variabili in campo, gestendo efficacemente la transizione.
Vi è ampio consenso sul fatto che, se ben ‘governato’, il dopo-emergenza è l’occasione per impostare e realizzare politiche di rilancio il più sostenibili e resilienti possibile, all’insegna delle tecnologie pulite e della decarbonizzazione. Negli interventi che seguono Gianni Girotto, Presidente della X Commissione del Senato, parla di ‘‘un’opportunità unica per il dopo-crisi’’, Roberto Morassut, sottosegretario all’Ambiente, di un “Green New Deal roosveltiano per la ripresa del Paese”, mentre Alberto Bombassei, presidente di Brembo, sottolinea la necessità di “un piano di azione strutturato per una ripresa sostenibile” e Pierroberto Folgiero, ad di Maire Tecnimont, delinea “un grande cantiere di crescita economica e sociale”.
In questo contesto, il mondo della ricerca e dell’innovazione può (e deve) avere un ruolo di primo piano, anche facendo leva sulla nuova consapevolezza del suo ruolo vitale. Dopo l’emergenza che abbiamo vissuto (e che non si è ancora conclusa) sta emergendo in tutta evidenza che accrescere le risorse in questo campo consentirebbe di difenderci meglio da eventi inattesi e minacce, ma anche di avere strumenti efficaci a supporto delle politiche economiche, ambientali, sociali per contribuire alla ripresa in una chiave di competitività e sostenibilità, con ritorni misurabili in termini di innovazione, crescita, sviluppo.
Da questo punto di vista l’ENEA dispone delle competenze e del know how per sostenere la transizione del nostro Paese verso un sistema energetico sostenibile a basse emissioni di carbonio e raggiungere gli obiettivi di risparmio di energia da fonti fossili e di riduzione della CO2. Abbiamo un’esperienza pluridecennale nella progettualità a livello nazionale e internazionale e una presenza consolidata nella governance di istituzioni che operano in questo settore. Con l’Analisi trimestrale del sistema energetico e l’indice ISPRED, siamo in grado di monitorare la transizione del sistema energetico nazionale e il nostro Dipartimento Tecnologie energetiche e fonti rinnovabili è impegnato nello sviluppo di soluzioni innovative per la produzione di energia pulita, la chimica verde, i sistemi di accumulo, la mobilità sostenibile, la smart city, le smart grid e super grid così come nella digitalizzazione e nella nuova frontiera dell’idrogeno. Come Agenzia nazionale per l’efficienza energetica siamo impegnati a 360 gradi per accrescere l’efficienza negli usi finali; sul fronte della fusione, la sfida per produrre energia inesauribile, rinnovabile, sicura per le generazioni a venire, abbiamo una leadership consolidata così come nelle strategie per l’economia circolare e la sostenibilità. E l’ENEA non è la sola istituzione in grado di offrire supporto e validi strumenti. Di fatto, quindi, si tratta di saper cogliere le potenzialità esistenti, avendo chiaro che quello che decidiamo ora è cruciale per perseguire riduzioni strutturali delle emissioni e una 'vera' transizione energetica.
Nel concludere, vorrei ringraziare personalità dello scenario internazionale come Fatih Birol e Dario Scannapieco per il loro contributo così come Ernesto Ciorra, Maurizio Delfanti, Agostino Re Rebaudengo, Luca Squeri, Giovanni Battista Zorzoli. E grazie anche a quanti in ENEA hanno collaborato alla realizzazione di questa sorta di ‘Atlante’ di tecnologie, metodologie, nuovi approcci e progettualità per la transizione energetica, e a tutti coloro che con il loro impegno quotidiano rendono possibile affrontare le sfide che abbiamo davanti.