La new energy lending della BEI
di Dario Scannapieco
DOI 10.12910/EAI2020-027
Dalla fine di quest’anno, tutte le attività di finanziamento del Gruppo BEI saranno in linea con gli obiettivi dell'Accordo di Parigi sul clima e, dalla fine del 2021, non verrà più finanziato alcun progetto di produzione di energia da fonti fossili. E nel decennio 2021-2030, i finanziamenti del Gruppo BEI mobiliteranno 1.000 miliardi di euro di investimenti sostenibili nei settori dell'ambiente e dell'azione per il clima
Dario Scannapieco
Vicepresidente della BEI e Presidente del Fondo europeo per gli investimenti
Il Consiglio di amministrazione della Banca europea per gli investimenti, che è anche azionista principale del Fondo europeo per gli investimenti, ha annunciato nel novembre 2019 una Nuova politica di finanziamento al settore energetico.
Il new deal si è reso necessario perché il contrasto al cambiamento climatico è la sfida cruciale dei nostri anni. L’attività della BEI, la banca della UE, svolge quindi un ruolo chiave all’interno del Green Deal europeo, varato a gennaio 2020 dal Parlamento di Strasburgo e il cui obiettivo è il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050.
Il soccorso e il rilancio dell’economia duramente colpita dalla pandemia da COVID-19, nei mesi successivi, ha all’apparenza fatto passare in secondo piano la priorità del clima. Ma solo all’apparenza: la BEI sta continuando a valutare ed approvare finanziamenti “green”, come dimostrano alcune operazioni annunciate la scorsa estate, ad esempio gli investimenti del Gruppo Ferrovie dello Stato per l’acquisto di 135 nuovi treni regionali meno inquinanti o il sostegno ai Piani pluriennali di enti locali come la Provincia autonoma di Trento e il Lazio, dove si ha un connubio tra gli obiettivi sul clima e la ripresa post-COVID.
Il new deal energetico della BEI
Quattro i pilastri-target del new deal energetico della BEI:
- i nuovi finanziamenti saranno finalizzati ad accelerare l'innovazione nel settore dell'energia pulita, dell'efficienza energetica e delle energie rinnovabili;
- a partire dalla fine del 2020, tutte le attività di finanziamento del Gruppo BEI saranno perfettamente in linea con gli obiettivi dell'Accordo di Parigi;
- dalla fine del 2021 la BEI non finanzierà più alcun progetto riguardante la produzione di energia da combustibili fossili;
- nel decennio 2021-2030, i finanziamenti del Gruppo BEI mobiliteranno 1.000 miliardi di euro di investimenti sostenibili nei settori dell'ambiente e dell'azione per il clima.
A livello di peso complessivo di fonti di produzione, il target della BEI è quello di dare un contributo decisivo al raggiungimento dell’obiettivo del 32% di rinnovabili in tutta l’UE entro il 2030.
Una Banca del clima
Entrando nel dettaglio, la nuova politica energetica prevede, a partire dal 2022, l’impossibilità di finanziare progetti di infrastrutture di gas naturale ad alto contenuto di carbonio, o che producano calore su larga scala o emissioni di gas a effetto serra nell’atmosfera oltre una certa soglia (250 gCO2/kWh). Queste linee guida non influiscono in alcun modo sulla continua ammissibilità dei progetti di mobilità basati su carburanti alternativi o sull'ammissibilità di progetti in settori ad alta intensità energetica. I progetti di mobilità ammissibili saranno quelli che sfruttano combustibili alternativi come elettrico e idrogeno o biocarburanti, e connettività digitale della rete per il controllo di costi e consumi. Ciò andrà di pari passo con una incentivazione dell’economia circolare per la protezione degli ambienti marini e terrestri.
I progetti di generazione di energia a base di gas naturale finanziabili risponderanno ad uno standard elevato, specificatamente vagliato dagli esperti del Gruppo BEI. I programmi di ristrutturazione degli edifici e il ripristino dell'estensione dei sistemi di teleriscaldamento che sostituiscono carbone e petrolio con caldaie a gas, risponderanno alle condizioni di efficienza energetica stabilite nella nuova policy. Ciò è importante per i programmi di efficienza energetica intermediati dalle banche. Questi progetti ci consentiranno di sostenere i piani di decarbonizzazione delle numerose società del gas in Europa con cui collaboriamo da decenni.
Inoltre, entro il 2030 la BEI aumenterà la sua quota di investimenti in favore di clima e ambiente fino ad almeno il 50% del volume complessivo delle sue attività. Questo favorirà la riconversione o la creazione di industrie “green” e posti di lavoro, in linea gli obiettivi che ci siamo posti in quanto banca del clima. La tabella di marcia che il Gruppo BEI sta adottando, la cosiddetta “Roadmap”, prevede, fra l’altro, consultazioni con la società e le controparti interessate, l’adozione della tassonomia dettata dall’Unione Europea, l’integrazione dei rischi climatici fra i parametri di valutazione dei progetti e un programma di consulenza potenziato.
Tutti i Paesi dell'UE possono contare sul sostegno della BEI per far fronte a queste sfide.
In Italia continuare a incentivare il passaggio alle rinnovabili
In Italia è importante continuare ad incentivare il passaggio alle rinnovabili, che contano già per il 36% delle fonti di produzione di energia elettrica. Nel complesso, le emissioni di CO2 in Italia sono sotto la media europea (-18,9%). L’industria manifatturiera in Italia, con i suoi 3,4 MJ/valore aggiunto, è tra quelle che richiedono meno energia in Europa. Ma non basta.
Le istituzioni finanziarie europee ci ricordano quanto crescita, sostenibilità, incentivi verdi legati alla digitalizzazione e alla ricerca debbano andare d’accordo.
Le ambiziose politiche di sostenibilità ambientale devono trovare un riscontro nel mercato dei capitali, per il quale, a livello europeo, si lavora alla rimozione di barriere geografiche e legislative con il programma “Capital Markets Union”, il quale potrebbe prevedere piani di investimento a lungo termine come sostegno paziente alla riconversione sostenibile, ad esempio tramite i cosiddetti European Long Term Investment Funds (ELTIFs).
In conclusione, la strada per la lotta al cambiamento climatico è appena iniziata, ma le linee sono chiare. Solo da una collaborazione decisa, intensa e proficua tra istituzioni europee, nazionali e operatori del mercato si potrà rispettare la tabella di marcia e arrestare il processo di distruzione del pianeta.