Non esiste un solo mondo per innovare: l’esperienza di Area Science Park
di Caterina Petrillo
DOI 10.12910/EAI2023-040
Negli oltre quarant’anni di attività, Area Science Park ha assolto alla missione affidata sviluppando una profonda conoscenza dei meccanismi di sostegno all’innovazione di aziende, pubblica amministrazione e delle stesse istituzioni di ricerca, sperimentando modelli di trasferimento tecnologico, promuovendo approcci di open innovation, sostenendo la generazione d’impresa e realizzando numerosi progetti a favore dello sviluppo del sistema imprenditoriale.
Caterina Petrillo
Presidente di Area Science Park, componente del CdA ENEA
In un contesto di economia globalizzata, alla capacità di innovare leghiamo comunemente l’idea del successo imprenditoriale: l’impresa che innova con continuità mantiene elevata la propria competitività sul mercato e contribuisce al progresso collettivo. L’innovazione è così considerata elemento imprescindibile per assicurare crescita e competitività dei territori e delle comunità che li abitano: imprese, istituzioni, cittadini... “L’innovazione è diventata il metro di misura della vitalità e vivibilità di città, regioni e nazioni, per non parlare di imprese e governi. In tutto questo febbrile discorrere, accade però di rado che si provi a ragionare su radici e significato dell’innovazione, sul suo stretto legame con teorie del cambiamento storico in contrasto tra loro (…), sui vari profili che assume nei diversi contesti locali... in parole povere, sulla sua complessità”. Così scrive Jeffrey Schnapp nella prefazione al libro “Eppur s’innova” di Luca De Biase, noto giornalista esperto di innovazione che s’interroga sull’esistenza di una via italiana all’innovazione, distinta rispetto ai modelli globalmente riconosciuti e, per questo, non facilmente fotografabile dalle analisi statistiche correnti (Luiss University Press – LuissX srl, 2022).
Non esiste un solo modo di innovare; si tratta piuttosto di riconoscere la complessità di processi che richiedono sperimentazione di modelli adattativi, costruiti e provati nello specifico contesto territoriale, eventualmente esportabili, ma sempre sviluppati con continuità nel tempo. Luogo e tempo, nel senso di collocazione territoriale e costanza temporale degli interventi, sembrano definire l’impatto socio-economico dell’innovazione nel medio-lungo periodo. In questo senso, l’esperienza di Area Science Park, oggi Ente pubblico nazionale di ricerca vigilato dal Ministero dell’ Università e della Ricerca, può essere considerata emblematica.
Un’idea visionaria
Area Science Park nasce quarantacinque anni fa con il DPR n. 102 del 6 marzo del 1978, che istituisce il consorzio obbligatorio per l’impianto, la gestione e lo sviluppo dell’area per la ricerca scientifica e tecnologica nella provincia di Trieste. La missione affidata è quella di realizzare il trasferimento tecnologico. Istituire un ente pubblico con questa missione può apparire oggi un’idea visionaria per l’epoca, e tuttavia risulta una scelta quasi naturale se si pensa a cosa fosse Trieste a quel tempo: una galassia di istituzioni di ricerca di alto livello e visibilità internazionali, molte nate sotto l’ombrello UNESCO e in prevalenza dedicate a studi scientifici e ricerca di base.
Il riconoscimento della necessità di trasformare i risultati della ricerca fondamentale in prodotti della conoscenza e tecnologie, strumentali a promuovere l’innovazione delle imprese e a introdurre sul mercato nuovi prodotti e processi, porta ad affidare ad Area Science Park la gestione e lo sviluppo del parco scientifico-tecnologico. Un’area di circa 80.000 mq su due campus dislocati sul Carso triestino che oggi ospita 57 tra aziende innovative, start-up e spin-off e 7 istituzioni di ricerca nazionali e internazionali tra cui ICGEB (International Center for Genetic Engineering and Biotechnology) e l’infrastruttura di luce di sincrotrone Elettra e il Free Electron Laser FERMI.
L’iniziale intuizione politica della valorizzazione degli investimenti in ricerca attraverso il trasferimento tecnologico e il supporto all’innovazione si è mostrata un’idea vincente nei quarantacinque anni successivi che hanno visto una profonda trasformazione del territorio del Friuli Venezia Giulia, oggi identificato nelle statistiche dell’European Innovation Scoreboard e del Regional Innovation Scoreboard come un “forte” innovatore accanto a Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Toscana, Veneto e la Provincia Autonoma di Trento. Se, quindi, gli investimenti in ricerca rappresentano un elemento di rinascita di un territorio, lo sviluppo economico sostenibile si basa sull’accesso alla conoscenza e ai suoi risultati che solo il trasferimento tecnologico e i metodi di valorizzazione della ricerca possono garantire.
Negli oltre quarant’anni di attività, Area Science Park ha assolto alla missione affidata sviluppando una profonda conoscenza dei meccanismi di sostegno all’innovazione di aziende, pubblica amministrazione e delle stesse istituzioni di ricerca, sperimentando modelli di trasferimento tecnologico, promuovendo approcci di open innovation, sostenendo la generazione d’impresa e realizzando numerosi progetti a favore dello sviluppo del sistema imprenditoriale. Al di là dei servizi nel settore del trasferimento tecnologico – dal 1999 l’Ente è uno dei circa 300 Patent Information Centres della rete europea PATLIB e, a partire dal 2013, ha sviluppato, i primi programmi di Proof of Concept – e agli interventi diretti nella generazione d’impresa attuati all’interno del parco in funzione di incubatore e acceleratore, Area Science Park ha sviluppato negli ultimi anni un programma di supporto alla digitalizzazione delle imprese basato su una rete interconnessa di dimostratori fisici dislocati sul territorio regionale. All’interno di questo programma, denominato IP4FVG, i dimostratori sono resi accessibili alle aziende che possono sperimentare tecnologie innovative all’interno di un ambiente “protetto” limitando i rischi dell’investimento. Lo schema del partenariato pubblico-privato rende flessibile la gestione dei nodi che ospitano i dimostratori e permette un intervento paritetico dei soggetti associati.
Sviluppo e rafforzamento della capacità di dialogo con le imprese
Sono questi solo alcuni esempi di aree di intervento dell’Ente il cui valore aggiunto, oltre al raggiungimento degli obiettivi del programma specifico, consiste piuttosto nello sviluppo e nel rafforzamento della capacità di dialogo con le imprese. È fondamentale per il successo di queste iniziative, essere in grado di intercettare le necessità del mondo imprenditoriale e riuscire a trasferirle in un contesto di sviluppo delle soluzioni, superando il gap culturale classico che separa l’accademia e la ricerca dal mondo imprenditoriale. Area può in questo contare su personale formato che ha saputo potenziare la capacità di rapporto diretto e costante con le imprese.
Negli ultimi venti anni la spinta a valorizzare i risultati scientifici attraverso l’attuazione di politiche di trasferimento tecnologico ha sempre più investito le università e i centri di ricerca che hanno ampliato la tradizionale missione di creazione di nuova conoscenza indirizzandola verso la promozione dell’innovazione del sistema produttivo. In questa prospettiva di ampliamento e distribuzione di competenze, il ruolo di un Ente come Area Science Park è oggi proiettato nello sviluppo di modelli e misure a supporto dell’innovazione deep tech che nasce dalla ricerca di frontiera, ha la potenzialità di modificare profondamente la società contribuendo ad affrontare le grandi sfide globali e presenta un elevato rischio tecnologico. Diventa strumentale a tale scopo la capacità di realizzare e governare infrastrutture di ricerca che, oltre a produrre ricerca di frontiera, offrano accesso a competenze, servizi e strumenti unici e tecnologicamente avanzati a comunità scientifiche e imprese innovative.
Infrastrutture di ricerca e infrastrutture tecnologiche rappresentano oggi gli strumenti che possono innescare, facilitare e sostenere l’innovazione profonda del sistema produttivo proprio perché sono sistemi e installazioni che attuano l’open access come paradigma, luoghi aperti a ricercatori e imprenditori dove competenze specializzate e strumentazione avanzata sono resi disponibili e utilizzabili per trovare soluzioni che nascono dalla condivisione di conoscenze.
Un piano strategico pluriennale
In quest’ottica, Area Science Park ha impostato un piano strategico pluriennale che ha come obiettivo la realizzazione e il consolidamento di infrastrutture scientifiche e tecnologiche nei settori di eccellenza dell’Ente – genomica e biotecnologie, microscopia elettronica per materiali innovativi, intelligenza artificiale e machine learning – che intercettano le tecnologie deep tech.
Una forte accelerazione dell’innovazione che nasce dalla ricerca nei settori individuati sarà realizzata mettendo a sistema le dotazioni strumentali di avanguardia - appartenenti anche ai diversi enti e centri di ricerca attivi nel parco scientifico di Area Science Park e presenti nei laboratori di Ricerca e Sviluppo delle aziende insediate - e creando una struttura di governance della rete e degli accessi, sostenuta da programmi a supporto della progettualità di ricerca, dell’utenza industriale e del trasferimento tecnologico.
La traiettoria di sviluppo della rete regionale dei dimostratori di IP4FVG dedicati alla digitalizzazione delle aziende andrà verso la trasformazione dei dimostratori in impianti pilota con dotazione ampliata per finalità di servizio ma soprattutto di test e sviluppo prototipale per rispondere alle necessità dell’industria. La trasformazione di IP4FVG in infrastruttura tecnologica sarà accompagnata dall’integrazione nella rete europea degli EDIH (European Digital Innovation Hub) che faciliterà il flusso e lo scambio di conoscenze su tecnologie e metodi per la trasformazione digitale a livello europeo.
In conclusione, l’esperienza di Area Science Park non offre una formula o un modello per l’innovazione, ma è la dimostrazione della necessità di sviluppare approcci multipli e integrati, pur nella libertà e ampiezza di applicazioni, che siano sostenuti con continuità nel lungo periodo. Integrazione di attori, condivisione di metodi, accesso aperto e mantenimento di un livello di eccellenza nella ricerca sembrano essere le chiavi di lettura per l’evoluzione dell’area di ricerca di Trieste dal 1978 ad oggi.