Copertina della rivista
transizione energetica e media

Media e PNRR: il ruolo della comunicazione istituzionale e dell'informazione scientifica

di Carlo Corazza

DOI 10.12910/EAI2022-047

Il Green deal europeo implica una rivoluzione culturale, sociale ed economica che pone sfide anche al mondo dei media e della comunicazione. Solo una forte sensibilizzazione sui temi della transizione energetica e una corretta informazione consentiranno di andare nella giusta direzione senza perdere il fondamentale sostegno dei cittadini.

Carlo Corazza

Carlo Corazza

Capo dell'Ufficio in Italia del Parlamento Europeo

I temi del clima e della sicurezza energetica sono sempre più in cima all’agenda politica europea e nazionale. L’opinione pubblica è spaventata da fenomeni estremi, inondazioni e bombe d’acqua che provocano morti, siccità e incendi ovunque in Europa, trombe d’aria in mare. Inoltre, l’aggressione Russa all’Ucraina ha causato un ulteriore aumento delle bollette, mettendo a rischio la sopravvivenza economica di milioni di famiglie e buona parte del nostro tessuto imprenditoriale.

Una strategia che poggia su cinque pilastri e il nodo dei finanziamenti

L’Unione europea con il green deal ha assunto una chiara leadership globale. La sua strategia poggia su 5 pilastri: target ambiziosi, allocazione di risorse importanti, quadro normativo che spinga industria e consumatori, un mercato dell’energia sempre più integrato e una diplomazia del Green Deal.

Il Parlamento europeo si è battuto per obiettivi climatici sempre più ambiziosi nella consapevolezza che non c’era più tempo da perdere e che i danni causati da un surriscaldamento fuori controllo sarebbero costati molto più di misure coraggiose. Si è così arrivati a decidere un taglio delle emissioni del 55% già nel 2030 e la neutralità climatica al 2050.

Naturalmente, la prima cosa necessaria per perseguire questi target sono i finanziamenti. Ben il 37% dei 750 mld di fondi del nuovo debito europeo - NextGeneration EU - che alimenta i PNRR nazionali è vincolato alla sostenibilità. L’Italia, grazie anche all’eccellente lavoro di ENEA, sta usando al meglio i fondi anche sul fronte del risparmio e dell’efficienza energetica.

A questi fondi vanno combinati i finanziamenti della Banca Europea d’Investimento, vincolati per il 50% a operazioni Green, e quelli del bilancio europeo 2021-2027, con circa 1/3 di tutti i fondi destinati all’attuazione del green deal e alla sostenibilità.

Sul fronte normativo il Parlamento ha ormai approvato tutto il pacchetto Fit for 55 necessario per raggiungere i target al 2030.

Tra le misure più importanti su cui a giugno si è trovato un accordo politico vi è l'atto delegato sulla tassonomia. Nel testo viene proposta l'inclusione, a determinate condizioni, di specifiche attività energetiche legate al nucleare e al gas nell'elenco delle attività economiche sostenibili a livello ambientale, da includere nella cosiddetta tassonomia europea.

Fondamentali anche le nuove regole sullo scambio di emissioni. L’obiettivo del Parlamento è quello di incentivare le industrie a ridurre ulteriormente le loro emissioni e investire in tecnologie più verdi.

Altra misura chiave votata a giugno è l’istituzione del Fondo sociale per il clima per aiutare le persone più colpite dalla povertà energetica a far fronte all’aumento dei costi della transizione energetica. Il Fondo dovrebbe includere misure di sostegno diretto al reddito -come la riduzione delle tasse e delle tariffe energetiche - per far fronte all’aumento dei prezzi del trasporto su strada e del combustibile per riscaldamento. Sostegni simili dovrebbero servire per la ristrutturazione degli edifici, le energie rinnovabili e tutte quelle attività per passare dal trasporto privato a quello pubblico.

I ritardi nella realizzazione di un mercato integrato

Il fronte su cui l’Unione europea è probabilmente più in ritardo è quella della realizzazione di un mercato interno integrato con regole e standard omogenei, misure per la interoperabilità delle reti e infrastrutture adeguate per utilizzare pienamente il potenziale delle rinnovabili, ad esempio il vento del mare del nord e il sole di Grecia, Italia o Spagna. Per avere una vera interconnessione servono ancora molti investimenti in infrastrutture, a cominciare dalle reti intelligenti.

Avere il mercato più grande del mondo con regole e standard ambiziosi è anche il primo strumento per spingere gli altri Paesi ad adeguarsi ai nostri target e alle nostre politiche per poter accedere a questo mercato.

Anche l’ultimo pilastro, la diplomazia del Green Deal, è essenziale a spingere Cina, India e gli altri grandi inquinatori del pianeta a seguire le orme dell’UE. Per evitare delocalizzazioni e dumping ambientale il Parlamento europeo a giugno ha approvato il meccanismo di adeguamento della CO2 alle frontiere che serve a sostenere la riduzione delle emissioni nei paesi non europei e prevenire la rilocalizzazione delle emissioni.

Emergenza bollette e sicurezza energetica

Se la strategia del green deal sembra ben avviata nella prospettiva del 2030, nel breve termine l’UE è chiamata a dare risposte convincenti all’emergenza bollette e al tema della sicurezza energetica evitando che gli Stati membri vadano in ordine sparso.

Un segnale incoraggiante è arrivato dall'ultimo vertice UE dove i capi di Stato e di governo hanno manifestato la volontà di trovare il consenso per un tetto dinamico al prezzo del gas. Sulla base di questo mandato politico si è riunito il Consiglio dei Ministri dell'energia per definire un accordo finale che al momento ancora non c'è.

Nel momento in cui scriviamo questo articolo  c'è accordo sulla linea indicata da Ursula von der Leyen nel suo discorso sullo Stato dell’Unione del 14 settembre centrata su risparmio, efficienza energetica e ridistribuzione degli extra profitti.

Anche REPowerEU è una risposta rilevante ma non immediata, basata su risparmio ed efficienza energetica, diversificazione delle fonti di approvvigionamento, accelerazione della transizione europea all'energia pulita e meno burocrazia per investimenti in rinnovabili e infrastrutture energetiche.

Quello che manca a REPowerEU sono i finanziamenti. Di fatto il piano della Commissione sarà sostenuto da 225 mld di prestiti già previsti in Next Genration EU e da 20 mld in parte provenienti dal bilancio Ue e in parte dai proventi del sistema di scambio di emissioni. Non sono previsti nuovi fondi.

Ma oggi all’Europa serve ben altro. E la mossa di Berlino di stanziare 200 mld per far fronte al caro bollette e aiutare le proprie imprese rischia di dare un pericoloso segnale di ognuno per sé e mettere a rischio il mercato interno e la corretta concorrenza, senza frenare la speculazione e il prezzo del gas fuori controllo.

Eppure è chiaro che non esiste una risposta efficace senza una forte unità europea. Prima la pandemia e adesso l’aggressione russa all’Ucraina, hanno evidenziato i chiari limiti della costruzione europea. Senza completare l’edifico che abbiamo iniziato a costruire 70 anni fa rischiano di rimanere in mezzo ad un guado ed essere travolti dalla prossima piena.

La Conferenza sul futuro dell'Europa

Il Parlamento europeo ha fortemente voluto una Conferenza sul futuro dell’Europa aperta da David Sassoli il 9 maggio del 2021. L’Unione europea è una democrazia e le democrazie non cambiano senza ascoltare i cittadini. Per questo il Palamento ha voluto organizzare panel di cittadini e una piattaforma dove ognuno poteva esprimere idee e proposte. È stato un grande esercizio democratico e alla fine, anche su clima ed energia, il messaggio dei cittadini è stato chiaro: serve un’Europa più forte, più unità, più efficace, più democratica.

Chiudendo la Conferenza il 9 maggio scorso, la Presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, è stata molto chiara: adesso serve una Convenzione che discuta e attui quelle modifiche, anche dei Trattati UE, indispensabili per dare risposte efficaci ai cittadini.

Serve con urgenza una Unione per l’energia che ci consentirebbe di pagare l’elettricità la metà e di non sottostare ai ricatti di Putin.

La Commissione europea stima che per raggiungere i target del 2030 e del 2050 dobbiamo investire almeno 250 mld l’anno. E tanti altri investimenti sono necessari per diversificare le nostre fonti e toglierci dal giogo energetico russo. Per questo è anche indispensabile rendere permanente i bond europei di NextgenerationEU, con un vero Tesoro europeo finanziato da risorse proprie, come lo scambio di emissioni o la compensazione del carbonio alla frontiera. Questo Tesoro europeo dovrebbe servire, prima di tutto, a finanziarie a livello UE le misure necessarie per la sicurezza energetica a prezzi sostenibili. Ed evitare così che ogni Stato agisca per se distruggendo il mercato interno.

Queste riforme e l’unità europea non si possono promuovere senza una strategia di comunicazione robusta e professionale.

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