PNRR, un'opportunità per un futuro migliore
di Giorgio Pacifici
DOI 10.12910/EAI2022-052
Il PNRR rappresenta una grande opportunità e un’occasione per l'Italia. Abbiamo miliardi di euro da investire bene per la digitalizzazione, per una rivoluzione verde, la transizione ecologica, le infrastrutture per una mobilità sostenibile, assieme a crescita di istruzione, ricerca e inclusione. Con coesione e attenzione alla salute.
Giorgio Pacifici
Caposervizio della redazione scientifica del TG2 RAI
Sono un giornalista scientifico della Rai e in particolare sono Caposervizio della redazione scientifica del TG2. E faccio parte del Consiglio direttivo dell'Unione Giornalisti Scientifici Italiani. Affronto diverse tematiche e sicuramente l'ambiente è una delle principali. Ho realizzato anche diversi documentari e Dossier TV su questo.
Quella dei giornalisti scientifici è una piccola comunità che ha scelto questi temi essenzialmente per passione. Lavoro in televisione, ma vengo anche dalla carta stampata, dalla radio, ho attraversato diversi “media”.
Quella di dare spazio alla realtà è una sorta di “missione”. I fatti al di là delle ideologie, al di là delle diverse versioni su quanto accade. I fatti spesso sono rivoluzionari perché la scienza presenta le cose così come stanno. E le cose così come stanno fanno pensare e generano conseguenze. Perché dico questo? Noi abbiamo fatto -e ancora lo facciamo- una sorta di crociata di contenuti, un po’ contro tutto e contro tutti, trattando di tematiche come l'energia, come l'ambiente, il surriscaldamento e le siccità, temi che finivano all'ultima riga dei telegiornali. E anche di medicina. Tempo fa ho fatto diversi lavori, son passati già quindici o vent'anni in cui ho affrontato questi argomenti. Ho realizzato ad esempio un documentario, chiamato “Pianeta Acqua”, di livello internazionale, che è stato premiato al Festival Image et Science Unesco a Parigi. Un evento importante: ero andato in giro per il mondo, fotografando questa realtà di alte temperature, riscaldamento del clima, siccità. Purtroppo mi sento ora un profeta del tempo, perché dopo anni tutto è peggiorato ancora.
Una chat per vigilare sulle Fake News
Noi giornalisti scientifici fotografiamo e viviamo lo scioglimento dei poli, ma poi non cambia molto. Ultimamente, c'è stato un momento di coscienza generale su questi temi. Dovuto a quanto accaduto nel settore medico. La pandemia ha fatto balzare questa piccola redazione scientifica al primo posto e in particolare la Rai ha fatto un grosso lavoro in questo senso. Abbiamo addirittura una chat interna, si chiama Alert Fake New: per ogni tematica ci sono dei consulenti che ci spiegano bene come stanno le cose. La scienza e la medicina sono balzate agli onori della cronaca. Seguite dai temi energetici e dai temi ambientali, a causa delle conseguenze della guerra in corso.
In questo senso, il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenterebbe una grande opportunità per l'Italia. Abbiamo dei fondi e questi fondi vanno spesi bene. Si sa, l'Italia è un Paese pieno di eccellenze, di talenti, di idee e di tanti individualismi, tante teste e molte correnti. E c'è sempre quella sorta di difficoltà di condividere con la società -è stato chiamato da Adorno “familismo amorale”, che fa dire : “Voi fate le cose, poi a casa mia io faccio come mi pare, e però ti dico come farle”. L'etica vale per gli altri, non vale per me. Allora questa è una grossa occasione di far vedere che noi italiani siamo cambiati, che non siamo più il paese delle piccole contee o delle grandi teste e del mancato “pubblico”, di ciò che non viene suddiviso nella Comunità. Abbiamo l'opportunità di sfruttare dei fondi per digitalizzazione, di effettuare una rivoluzione verde, la transizione ecologica, le infrastrutture per una mobilità sostenibile, assieme a crescita di istruzione, ricerca e inclusione. Con coesione e attenzione alla salute. Insomma, parliamo di miliardi di euro da investire bene.
È il momento di sfruttare in positivo le risorse economiche. Non sono un tecnico, faccio un discorso più di Comunicazione della Scienza, però senz'altro è il momento di individuare le aree e riuscire a fare qualcosa. Oggi nella mia redazione abbiamo fatto un piccolo dibattito sulla tematica. Applicare i principi dell'osservazione scientifica seri e rigorosi, servirebbe. L'esperienza galileiana è maestra: fare esperienza nelle cose significa cambiarle. Perché bisogna mutare la logica dei profitti. Purtroppo, anche ieri un grossissimo ghiacciaio, grande quanto Roma, si è staccato dall'Antartide e sta vagando. E non è l'unico. Bisogna investire per una nuova realtà. Con concetti diversi e più complessi.
Gli specchi di Carlo Rubbia
Ricordo di essere andato in Andalusia dove hanno applicato degli specchi fotovoltaici che davano energia a diversi Comuni, su un progetto di Carlo Rubbia. Qui da noi il Nobel era riuscito a fare poco o nulla. Qui c'era un prototipo a Priolo Sangallo, in Sicilia, mentre in Spagna lo hanno sfruttato e diverse cittadine dell'Andalusia hanno l'indipendenza energetica, gestendo loro direttamente il tutto. Ho fatto il bagno nella piscina riscaldata da questo enorme specchio: il programma si basava sulla ricezione del Sole da parte di un'enorme specchio -come gli specchi ustori nell’antica Siracusa.
Cambiare registro vuol dire dare indipendenza al locale, al piccolo e significa quindi abbandonare il concetto della multinazionale. Quella, ad esempio, del petrolio per tutti.
Sappiamo che finora c'è stata un'economia basata puntando al fossile. E ci ha dato delle cose. Adesso l'umanità si è evoluta e gioco forza, deve dare altro. In più c'è il discorso della guerra con il discorso del gas e le problematiche. Dobbiamo puntare sulle rinnovabili, dobbiamo inventare un altro tipo di energia, aspettando i risultati della fusione nucleare, forse l'unica strada. Imitare il Sole sulla terra. E quindi fondere gli atomi in maniera dolce, liberando energia. E ci sono ancora grossi problemi di confinamento magnetico nel gestire questi enormi plasmi. Plasma: il quarto Stato della materia, piccoli Soli gestiti dall’umanità. Ci stiamo riuscendo, ma ci vorranno anni. È il momento di cambiare anche il sistema delle cose. E qui cade il nocciolo della questione. Sapremo essere in grado di capire questo? Di non di non seguire la strada fin qui percorsa, che ci porta anche molte cose nocive. Io spero, assieme a tanti altri, in questa fase grande di transizione, di attraversamento. Che si riesca a vedere una luce di cambiamento. Altrimenti andrà male e non siamo solo noi, i profeti della Comunicazione scientifica, a dirlo. Se non cambiamo, sarà difficile che possiamo trovare un futuro migliore.