L'Editoriale: Energia e sostenibilità del benessere
di Gian Paolo Cesaretti, Preside della Facoltà di Economia dell'Università Partenope di Napoli e Presidente della Fondazione Simone Cesaretti
Oggi ci si interroga sempre più su cosa debba intendersi per benessere, su quali siano le variabili rispetto alle quali poterlo misurare e, di conseguenza, su quando poter dire che una società, una persona o un’impresa versi in una situazione di benessere. Queste incertezze stanno alimentando un ampio dibattito che coinvolge statistici, economisti, leader politici e rappresentanti della società civile.
Se in passato l’attenzione era, principalmente, sulla dimensione economica, ormai, stiamo assistendo al diffondersi della consapevolezza dei limiti di tale orientamento e della necessità di dover andare “oltre il PIL”, spingendoci a riflettere sul contributo al benessere anche delle dimensioni socio-culturale, ambientale e generazionale.
È opinione diffusa che la ricerca della sostenibilità del benessere non possa prescindere dalla definizione di un modello di sviluppo che sia etico, capace di assicurare un equilibrio tra le diverse dimensioni dello sviluppo e di garantire il rispetto del principio di equità, valido in termini universali, nel tempo così come nello spazio.
Si tratterebbe del riconoscimento di un sistema di giudizio da adottare nelle decisioni quotidianamente assunte a livello globale, comunitario, nazionale, locale e soprattutto individuale e che troverebbe il suo fondamento nella considerazione del rilievo socioeconomico, oltre che giuridico, di un conflitto di interessi tra generazioni presenti e tra queste e quelle future.
Ma, al di là dei modelli, la sostenibilità del benessere è messa a rischio dall’esistenza di sfide di diversa natura e dalla difficoltà di affrontarle attraverso strategie integrate. Tra queste, è ormai riconosciuta ai diversi livelli istituzionali, la sfida energetica.
La questione energetica si pone, infatti, come una vera e propria minaccia al modello ideale di sostenibilità, ovvero, un ostacolo da superare perché capace di compromettere i caratteri dell’eticità, dell’equilibrio e dell’equità del benessere. Al tempo stesso, il superamento di tale sfida va imponendo sempre più alla società e a tutti gli attori istituzionali e del mondo produttivo di essere capaci “operativamente e tecnicamente” di ripensare alle strategie da mettere in campo nei diversi sistemi territoriali globali, puntando in particolare sulla garanzia degli approvvigionamenti, sulle rinnovabili, l’efficientamento e sull’efficacia ed efficienza nella riduzione di CO2. Ma, soprattutto, essa impone una radicale rivisitazione dell’attuale modello di benessere. In altri termini, la ricerca della sostenibilità energetica impone l’individuazione di un nuovo punto di equilibrio tra la sperimentazione di soluzioni tecniche sostenibili e la revisione dell’attuale modello di benessere.
Quindi, è necessaria una combinazione dinamica tra modello di benessere (ottenibile attraverso traiettorie di sviluppo alternative alle attuali) e nuovo modello operativo della questione energetica.
D’altra parte, queste sono anche parte delle motivazioni che hanno spinto le Nazioni Unite a proclamare il 2012 Anno internazionale dell'energia sostenibile per tutti (Sustainable Energy for All). L’energia viene considerata, infatti, uno strumento utile al raggiungimento degli Obiettivi del Millennio volti a ridurre la povertà globale entro il 2015, contribuendo, di fatto, alla lotta contro fame, malattie, analfabetismo, degrado ambientale e alla discriminazione contro le donne. Nello specifico, affrontare la sfida energetica in chiave di sostenibilità può contribuire a migliorare la qualità della vita nei Paesi in via di Sviluppo a fronte del crescente fabbisogno energetico e contrastare i cambiamenti climatici che penalizzano particolarmente tali paesi a causa dell’assenza di strumenti e conoscenze adeguate per mitigarne ed adeguarsi agli effetti.
Le preoccupazioni e l’impegno dell’ONU nell’affrontare la questione energetica sono riaffermate anche nell’organizzazione della Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile del 2012, o Rio+20, per la quale, l’Assemblea Generale ha deciso che uno dei temi principali della conferenza sarà "la green economy per lo sviluppo sostenibile e l'eliminazione della povertà". In altri termini la green economy viene identificata come lo strumento possibile con cui creare le necessarie premesse per il progresso della società. Al riguardo, allora, occorre chiedersi se tale strumento basti, da solo, a far si che la dimensione ambientale, e nello specifico la questione energetica, dia il suo contributo nel perseguimento della sostenibilità del benessere.
La questione energetica, infatti, si va sempre più configurando come una sfida notevolmente complessa, da gestire con nuovi sistemi di governance e nuovi approcci, capaci di sintetizzare gli sforzi della società globale e soprattutto di far si che la dimensione ambientale dello sviluppo possa fornire un sostanziale contributo all’accrescimento del benessere individuale e collettivo. Al riguardo, si rende sempre più necessario un vero e proprio approccio di sistema alla sostenibilità del benessere fondato sulla preziosissima azione della cooperazione internazionale, sul contributo che ciascun paese (sia industrializzato che in via di sviluppo) può fornire attraverso le politiche energetiche messe in campo, ma soprattutto, sull’adozione di comportamenti maggiormente responsabili da parte dei principali attori della società civile, della comunità economica e delle forze politiche interessate al tema energetico. Tale approccio, in particolare, si pone come il punto di partenza fondamentale da cui prende avvio una nuova visione della questione energetica, fortemente incentrata sulla responsabilità di tutte le componenti della società e soprattutto sul riconoscimento dell’indiscutibile ruolo svolto dalle eccellenze della sostenibilità, ovvero, da quelle realtà del mondo economico e sociale che con il loro impegno quotidiano testimoniano la significatività di un forte orientamento alla sostenibilità energetica: “imprese pubbliche e private, persone singole o comunità che giorno per giorno parlano di energia con un costante sguardo al futuro”.
Questo nuovo modo di intendere ed approcciarsi alla questione energetica, allora, spingendo ad interrogarsi sul ruolo della green economy, imporrà di guardare oltre, proiettandosi in un nuovo scenario di riferimento della problematica. In particolare, rimettendo al centro le imprese, emergerà sempre più netta l’esigenza di avere una piattaforma di sostegno alle relative azioni e soprattutto intenzioni: ovvero, un sistema integrato di politiche, da quelle territoriali a quelle del sistema della conoscenza, da quelle volte a stimolare una domanda energetica sostenibile a quelle propriamente ambientali, che si configuri come una vera e propria strategia per la costruzione di una green society. Intraprendere tale sentiero probabilmente rappresenta la vera scommessa da fare per essere sicuri che la questione energetica si trasformi in un’opportunità per il futuro dei nostri giovani e delle nostre società.