Il 2012: anno internazionale dell’energia sostenibile per tutti
di Daniela Bertuzzi
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, il 16 gennaio scorso ha inaugurato e dichiarato ufficialmente aperto l’anno internazionale dell’energia sostenibile per tutti, nel corso della cerimonia di apertura del quinto Summit mondiale sul futuro dell’energia (WFES) che si è tenuto ad Abu Dhabi.
Il 2012, che è anche l’anno della Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile Rio+20, dovrà dare avvio concreto alla “green economy” intesa anche come strumento per consentire a tutti l’accesso a energia sostenibile, sicurezza energetica e uguali opportunità di sviluppo. Attualmente nel mondo quasi un miliardo e mezzo di persone (una persona su cinque) non ha accesso all’energia elettrica, e tre miliardi di persone (due persone su cinque) ricorrono per i loro bisogni energetici primari (come la cottura dei cibi e il riscaldamento) alla legna, al carbone di legna, alle carcasse di animali morti o ai rifiuti organici.
L’eradicazione della povertà, uno degli dei “Millennium Development Goals” per la sostenibilità dello sviluppo umano, significa anche eradicazione della povertà tecnologica e di conoscenze e di know how, ma soprattutto della mancanza di accesso a forme di energia pulita e a servizi non inquinanti. L’obiettivo generale è quello riconnettere insieme e in modo integrato la crescita economica, la crescita della qualità della vita e dell’equità sociale e la protezione dell’integrità dell’ambiente e delle risorse naturali.
In questo contesto i governi nazionali, le imprese e la società civile devono congiuntamente collaborare e concorrere ad espandere l’accesso all’energia sostenibile per tutti, a migliorare l’efficienza energetica e ad aumentare l’uso di energie rinnovabili. La povertà energetica di molti paesi in via di sviluppo e dei paesi più poveri non è solo un problema di questi ultimi, ma rappresenta una minaccia anche per i paesi più ricchi perché, peggiorando le condizioni di fame e di malattie dei popoli più deboli, alimentando le discriminazioni fra le persone, contro le donne e contro i più deboli, favorisce, di fatto, i conflitti sociali e non solo sociali, con gravi rischi per la pace fra i popoli.
L’importanza degli investimenti privati e della cooperazione internazionale per raggiungere livelli di sicurezza e sostenibilità in campo energetico, è stata ripresa e sottolineata da Ban Ki-moon, nel World Economic Forum Economico, tenuto a Davos in Svizzera dal 25 al 29 gennaio scorso. Ban Ki-moon ha affermato che sull’energia sostenibile le Nazioni Unite hanno tre obiettivi da raggiungere entro il 2030:
- l’accesso all’energia, e in particolare all’energia elettrica, deve essere possibile per tutti gli individui di tutti i popoli del mondo;
- l’efficienza energetica, per quanto riguarda l’uso ed i consumi di energia, deve essere doppia rispetto ai livelli attuali;
- le fonti rinnovabili, in riferimento alla produzione di energia, devono essere percentualmente doppie rispetto alla situazione attuale del mix delle fonti energetiche mondiali.
Inoltre, Ban Ki-moon ha fatto sapere a Davos che le Nazioni Unite pongono al centro della cooperazione internazionale per l’energia sostenibile, le seguenti priorità:
- aumentare gli sforzi nella ricerca scientifica e nell’innovazione tecnologica per accelerare la transizione verso la sostenibilità dello sviluppo socio economico mondiale
- diminuire i sussidi ai combustibili fossili, fino alla loro totale eliminazione, per accelerare la transizione verso l’uso di fonti energetiche rinnovabili
- potenziare gli sforzi contro la corruzione, per eliminare lo spreco delle risorse finanziarie e i danni ad uno sviluppo equo e sostenibile
- combattere contro l’uso inefficiente delle risorse naturali e contro il degrado dell’ambiente.
Nel contesto della missione delle Nazioni Unite, oltre alle questioni legate allo sviluppo sostenibile e alla “green economy” che rappresentano una delle “cinque opportunità generazionali”, vi sono poi altri quattro obiettivi fondamentali per il prossimo quinquennio: la pace e la sicurezza mondiale (compresa la prevenzione dei conflitti armati e la prevenzione delle catastrofi naturali ed antropiche), i diritti umani (compresi i diritti politici individuali e collettivi di partecipazione democratica), il sostegno ai paesi poveri o in difficoltà (compresi gli aiuti per il loro sviluppo sostenibile), il sostegno alle giovani generazioni e alle donne (compresa la lotta contro le discriminazioni di genere e l’esclusione sociale).