Via l’anidride carbonica da aria e piccoli impianti grazie a polimeri
di Daniela Bertuzzi
Il 4 gennaio il Journal of the American Chemical Society (JACS) ha pubblicato una notizia secondo cui alcuni ricercatori del Loker Hydrocarbon Research Institute and Department of Chemistry della University of Southern California di Los Angeles hanno scoperto un metodo molto efficiente per rimuovere l’anidride carbonica da sorgenti di non grandi dimensioni, quali ad esempio ciminiere, e addirittura dall’aria.
Secondo il team di ricercatori i metodi esistenti di rimozione di CO2 dall’atmosfera normalmente utilizzati sono ad alta intensità energetica, non funzionano in maniera ottimale e presentano diversi inconvenienti.
Viceversa questi scienziati sono riusciti a registrare elevati livelli di cattura di anidride carbonica, anche con aria umida, con una sostanza a base di polimeri e in particolare di poli-etilen-immine (PEI) poco costosa. L’anidride carbonica catturata, inoltre, può essere rimossa o recuperata per altri scopi sottoponendo il materiale assorbente ad alta temperatura o inserendolo in una camera a vuoto per favorire il rilascio della anidride carbonica assorbita. Questo materiale presenta anche la caratteristica di essere riutilizzabile senza perdere le sue originarie caratteristiche di assorbimento.
Ovviamente non può essere utilizzato in grandi impianti industriali dove, per le loro dimensioni, sono più indicate le tecnologie CCS (Carbon Capture and Storage), ma può essere usato in piccoli impianti, nei sottomarini e addirittura negli scarichi delle automobili e per le emissioni dal riscaldamento degli edifici. E in quest’ultimi due casi significherebbe poter abbattere significativamente l’anidride carbonica atmosferica, visto che le emissioni da autoveicoli e dagli edifici sono circa la metà delle emissioni globali di anidride carbonica.
Secondo Vincenzo Barbarossa, dell’Unità Tecnica Tecnologie Avanzate per l'Energia e l'Industria dell’ENEA, “questa tecnologia di cattura e desorbimento della CO2 presenta ancora dei problemi che devono essere approfonditi e che potrebbero limitarne l’uso e rendere di difficile applicabilità nelle situazioni suggerite, in particolare nelle automobili”.
“È assolutamente necessario - secondo Barbarossa - individuare strade innovative e competitive nel campo della cattura della CO2 per ridurre le emissioni e la proposta di questa ricerca di usare polimeri sorbenti va in questa direzione; ma siamo ancora in fase di studio e appare necessario un ulteriore approfondimento per valutare con maggiore accuratezza le possibili applicazioni.