Troppi sussidi ai combustibili fossili: sono un ostacolo alla green economy
Le recenti stime di OECD ed IEA condotte sui paesi industrializzati e a livello mondiale (http://www.oecd.org/g20/fossilfuelsubsidies) fotografano una situazione paradossale in cui, pur volendo ridurre le emissioni di anidride carbonica, svincolarsi dall’uso di combustibili fossili e agevolare la transizione verso una green economy, vengono favorite o addirittura aumentate le sovvenzioni per accrescere l’uso degli stessi combustibili fossili.
Il censimento OECD-IEA ha analizzato, nei 24 paesi maggiormente industrializzati, circa 250 diverse forme di sovvenzioni che favoriscono l’uso dei combustibili fossili (agevolazioni fiscali, detassazioni, incentivi a produzione energy intensive, trasporti inquinanti ecc.); i risultati mostrano che in questi paesi i combustibili fossili vengono finanziati per importi compresi fra i 45 e i 75 miliardi di dollari all’anno (media 2005-2010) di cui in media il 54% va al petrolio, il 24% al carbone e il 22% al gas naturale.
Nel resto del mondo la situazione non è migliore. I sussidi ai combustibili fossili elargiti complessivamente nel mondo ammontano nel 2010 a ben 409 miliardi di dollari, una somma aumentata di 110 miliardi rispetto ai sussidi elargiti nel 2009. Maggior beneficiario è il petrolio con 193 miliardi e il gas naturale con 91 miliardi, ma indirettamente tutti i combustibili fossili impiegati per la produzione di elettricità, che viene pagata sottocosto dai consumatori di molti Paesi.
I Paesi che sovvenzionano di più i combustibili fossili sono l’Arabia Saudita, l’Iran e i paesi in via di sviluppo emergenti. La crisi mondiale sembrava aver diminuito questi sussidi nel 2008 e nel 2009, ma ora siamo di nuovo in corsa e di questo passo nel 2020 i finanziamenti ai combustibili fossili sotto forma di sussidi ammonteranno, secondo l’OECD, a 660 miliardi di dollari cioè allo 0,7% del prodotto lordo mondiale.
Questa enorme massa di sussidi non aiuta nessuno a svincolarsi dai combustibili fossili e tanto meno incoraggia i paesi in via di sviluppo, dove la crescita della domanda di energia è più forte e dove le emissioni di CO2 stanno crescendo più rapidamente, a intraprendere uno sviluppo pulito e a basse emissioni di anidride carbonica.
Anche in Europa la situazione è contraddittoria. L’Europa si è impegnata, con la nota strategia del 20-20-20, a ridurre entro il 2020 le proprie emissioni del 20% e a aumentare l’uso delle energie rinnovabili del 20%, favorendo lo sviluppo di nuove tecnologie per l’efficienza energetica e diminuendo la sua dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili. Qualche paese virtuoso sta seguendo questa strada, tra cui soprattutto la Germania e la Danimarca; per il resto, se da una parte sono imposte limitazioni per rispettare gli impegni presi per ridurre le emissioni derivanti soprattutto dai combustibili fossili, dall’altra vengono elargiti sussidi che aumentano l’uso di combustibili fossili.
In questa situazione, poiché i combustibili fossili sono fortemente sovvenzionati, le energie rinnovabili non potranno mai diventare competitive, ma cosa ancora più importante, non potrà mai decollare una vera green economy. Secondo Achim Steiner, Direttore esecutivo dell’UNEP, l’Agenzia delle Nazioni Unite che è in prima linea per promuovere la conversione verso la green economy, per poter avviare rapidamente la transizione verso lo sviluppo sostenibile basterebbe eliminare i sussidi ai combustibili fossili nei due settori particolarmente beneficiari, quello della produzione di energia elettrica e quello dei settore trasporti.
“L’eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili sarebbe un forte segnale politico”, ha detto Massimo Busuoli, responsabile della Rappresentanza ENEA di Bruxelles, in una recente audizione (19 ottobre 2011) presso il Parlamento Europeo, in relazione alla “Roadmap for moving to a competitive low carbon economy in 2050 (COM(2011) 112 final), “e il reinvestimento delle somme risparmiate a favore di meccanismi di supporto allo sviluppo delle energie rinnovabili consentirebbe di recuperare, a costo zero, risorse finanziarie utili per accelerare il processo di transizione verso la green economy”.
(Caterina Vinci)
Fonte: International Energy Agency