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Veronica Nicotra

Un nuovo modello urbano con soluzioni a misura dei cittadini

Intervista con Veronica Nicotra, Segretario Generale dell’ANCI

 

Dott.ssa Nicotra oggi oltre il 50% della popolazione del Pianeta vive nelle città che consumano fino all’80% dell’energia a livello mondiale e concentrano sui loro territori oltre il 50% dei rifiuti globali, il 75% di consumo di risorse naturali e l’80% delle emissioni. Dal punto di vista dell’ANCI quali sono le sfide da affrontare per i Comuni lungo questo percorso in chiave di ‘smartizzazione’, smart city, smart grids, smart communities, mobilità smart, solo per fare alcuni esempi?

L’obiettivo comune a tutte le declinazioni “smart” citate nella domanda, e al tempo stesso la sfida che ANCI sta perseguendo insieme ai Comuni italiani, è quello di accompagnare un processo innovativo per un nuovo modello urbano in grado di combinare sostenibilità ambientale, opportunità economica ed efficienza energetica.

Il ruolo dei Comuni in questo percorso verso la digitalizzazione è quello di “governare” il processo da protagonista, di orientare cioè gli investimenti verso i settori che rispondono alle necessità espresse dalla cittadinanza: mobilità sostenibile, spazi attrezzati di coworking, gestione intelligente per il conferimento dei rifiuti, solo per citarne alcuni, dando così vita non soltanto a città intelligenti intese come unità tecnologiche e robotizzate, bensì quali contesti urbani adattabili a scenari rinnovati e ideati secondo i principi dello sviluppo sostenibile e della promozione della sicurezza e della salute.

Investire su città smart significa innovare i servizi tradizionali attraverso modalità digitali che ne facilitino la fruizione da parte del cittadino costando meno all’amministrazione. In una parola, disegnare soluzioni a misura del cittadino di oggi e del futuro. È questa la vera sfida che i Comuni, anche attraverso i fondi del PNRR, sono chiamati a vincere.

In questo contesto quali obiettivi riguardano i cambiamenti climatici?

Anche la risposta ai cambiamenti climatici passa da quella che potremmo definire la “smartizzazione” delle città. La normativa europea sul clima ha introdotto, infatti, l’obiettivo di raggiungere l’impatto climatico zero entro il 2050 e tutti i Comuni italiani sono pertanto chiamati ad adeguarsi a questo target. Son ben nove le città italiane che fanno parte della Missione Horizon Europe “100 climate neutral and smart cities by 2030”, che hanno assunto l’impegno di anticipare al 2030 la sfida della neutralità climatica. La transizione energetica è centrale nel PNRR, trasversalmente a missioni e investimenti: il regolamento del Next Generation EU prevede, infatti, che un minimo del 37% della spesa per investimenti e riforme, programmata nei PNRR, debba sostenere gli obiettivi climatici. E la riduzione delle emissioni si otterrà anche grazie all'avvio di una importante e complessa stagione per la riqualificazione degli edifici. Pensiamo al PINQuA, il Programma Innovativo Nazionale per la Qualità nell’abitare previsto all’interno della Missione 5, che prevede interventi di riqualificazione e riuso di edifici esistenti per destinarli ad housing sociale e servizi. Si tratta di 131 progetti ammessi a finanziamento, 124 ordinari e 7 pilota, realizzati da 76 Comuni e 8 Città Metropolitane.

Secondo il report del Ministero delle Infrastrutture, questi progetti consentiranno un risparmio del 38% di energia primaria annua e la riduzione del 31% delle emissioni di CO2 (PEDICE) annue. Vi sono poi ulteriori 112 progetti di Comuni e Città Metropolitane, valutati già ammissibili a finanziamento dall’Alta Commissione, per cui ANCI ha chiesto al Governo uno stanziamento aggiuntivo di circa 1 miliardo. La rigenerazione urbana è tema centrale nello sviluppo delle politiche urbane, le quali necessitano di regole semplici, risorse stabili e rimesse all’autonomia gestionale delle Città e dei Comuni, sulla base di un indirizzo di crescita e trasformazione urbana in chiave di sostenibilità, che è patrimonio comune di tutti i Comuni.

Lo scorso gennaio l’ANCI ha presentato il ‘Manifesto delle città’ che tocca i punti cruciali che oggi ci troviamo ad affrontare. Un testo che affronta con un approccio integrato le questioni comuni alle nostre città, anche per renderle più accessibili e connesse. Quali sono, a suo giudizio, i punti cardine di questo documento?

Spazio pubblico, transizione verde e tecnologica, trasporto locale, innovazione, riduzione delle emissioni sono i settori attraverso i quali vogliamo trasformare le città.

Nel Manifesto poniamo l’attenzione sulla necessità di valorizzare la sharing mobility, l’elettrificazione della logistica urbana, la promozione della ciclabilità e del tpl, favorendo un’assegnazione diretta delle risorse alle città. Il settore dei trasporti è responsabile di circa un terzo delle emissioni complessive di CO2. La mobilità rappresenta pertanto uno dei settori principali su cui agire per accelerare il processo di transizione energetica delle città.

Gli interventi in questo senso devono prevedere l’implementazione di nuovi sistemi di elettrificazione nella città per il rifornimento dei veicoli, il rinnovo nelle flotte dei mezzi del trasporto pubblico con mezzi meno inquinanti. Inoltre, il processo di transizione digitale fornisce ai Comuni nuovi strumenti per l’analisi dei dati sia per migliorare gli spostamenti e l’integrazione delle diverse modalità del trasporto in ambito urbano, sia per analizzare il traffico e ottimizzare la logistica.

Ma al di là dei singoli progetti e delle differenti declinazioni che assumono poi sui territori, (Milano, per esempio, sta lavorando prioritariamente su edilizia sostenibile e investimenti green, Genova è impegnata sull’elettrificazione del trasporto pubblico locale), il messaggio del Manifesto è quello della necessità di una stretta collaborazione tra Governo centrale, locale e cittadini e di una sempre più consolidata saldatura con tutti i portatori d’interesse del territorio, attraverso lo strumento del partenariato. Solo una piena condivisione degli obiettivi tra questi livelli potrà garantire la completa realizzazione degli stessi.

A parer suo la trasformazione digitale può influire positivamente sulle attività dei comuni? E in che misura? Qual è l’esperienza di ANCI nel settore?

Ne siamo convinti. La digitalizzazione del Paese rappresenta uno degli obiettivi principali del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e a questo settore sono dedicati circa 48 miliardi degli investimenti previsti, di cui una quota importante destinata a migliorare l’accessibilità alla rete e un’altra parte invece impiegata per rendere più efficiente la pubblica amministrazione e migliorarne di conseguenza il rapporto con i cittadini.

A questo proposito, grazie all’accordo siglato con il Dipartimento per la Trasformazione Didigitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ANCI è impegnata, tra le altre cose, nell’attività di formazione del personale comunale, con l’obiettivo di accompagnarli nel processo di digitalizzazione. Grazie alle risorse messe a disposizione dal Fondo complementare al PNRR, questa intesa consentirà di potenziare la capacità dei Comuni di gestire l’intero ciclo della digitalizzazione locale, per garantire la semplificazione e digitalizzazione dei processi.

Come ha dichiarato anche il Presidente Decaro, le azioni che scaturiranno dall’accordo non rappresentano soltanto un adempimento dovuto nei confronti dell’Europa, ma sono soprattutto un obbligo verso le nostre comunità, che hanno il diritto di poter contare su una amministrazione pubblica rapida, moderna, efficiente e trasparente in grado di innescare e accompagnare processi di sostenibilità, circolarità e, in ultimo, maggiore equità per tutti i cittadini.

Non possiamo poi dimenticare che la digitalizzazione è un’opportunità per le aree interne e i Comuni di piccole dimensioni. Il gap digitale affligge ancora diverse aree della nostra penisola e solo accelerando l’attivazione degli interventi possiamo ridurre, e si spera a breve, colmare il divario digitale nel nostro Paese. In questo senso, tra le misure maggiormente innovative e sfidanti voglio citare l’investimento Isole Verdi, all’interno della Missione 2. La misura prevede investimenti concentrati su 19 piccole isole non interconnesse amministrate da 13 Comuni che stanno facendo da “laboratorio” sperimentale per lo sviluppo di modelli "100% green" e auto-sufficienti” su 5 obiettivi di cui almeno 3 da attuare in sinergia (fonti rinnovabili, efficienza energetica, efficienza idrica, ciclo rifiuti, mobilità sostenibile). La misura è di grande complessità e ha destinato imponenti risorse economiche a piccoli Comuni, 200 milioni in tutto. Piccoli Comuni e Città medie rappresentano target altrettanto importanti attraverso progetti come PICCOLI, MediAree o Metropoli Strategiche, volti a esaltare le potenzialità e il protagonismo di ciascuno nel contribuire allo sviluppo del Paese.

Anci è in prima linea da tempo per la mobilità sostenibile. Quanto può essere determinante a tal fine la smartizzazione?

La cosiddetta smart mobility impiega modelli ispirati in particolare all’economia della condivisione attraverso l’impiego di tecnologie digitali per realizzare modalità innovative nello spostarsi da un luogo all’altro. Flessibilità, tecnologie pulite, sicurezza. In breve, le amministrazioni sono chiamate a rendere i flussi più efficienti, meno inquinanti, a realizzare infrastrutture per la mobilità condivisa come parcheggi di scambio, reti di ricarica, segnaletica, rendendo al contempo le strade più sicure.

Come anticipavo nelle risposte precedenti, la smart mobility fornisce inoltre un’immensa quantità di dati utilissimi per “leggere” le città e intervenire nell’ottimizzazione degli spostamenti: dobbiamo passare ora dalle analisi alle azioni concrete. Come abbiamo scritto anche nel Manifesto rendere più vivibili e sane le città vuole dire gestire più adeguatamente lo spazio pubblico, migliorando la qualità urbana attraverso l’introduzione di misure di riduzione dell’inquinamento dell’aria, del rumore e delle emissioni di gas serra, in linea con le direttive ed il Green Deal europeo.

In primo piano, inoltre, il tema della sicurezza stradale in ambito urbano, dato che è dimostrato che grande parte degli scontri e incidenti stradali avviene su strade urbane (il 73,4% per Istat, dati del 2022). Come? Operando sia sulla riduzione della velocità nelle zone a forte promiscuità (ciclisti, pedoni, categorie vulnerabili come bambini, anziani e disabili), sia sull’assetto fisico degli ambiti stradali, incentivando l’utilizzo delle biciclette, del trasporto pubblico locale e la pedonalità, come modalità preferenziali di spostamento in ambito urbano e favorendo l’integrazione tra i diversi servizi all’interno del complesso ecosistema della mobilità urbana.

Recentemente a Roma avete presentato la partnership TIM Enterprise-Anci per le smart city del Lazio. E il progetto farà tappa in altre città italiane. In che cosa consiste?

La tappa di Roma ha rappresentato l’approdo di un ciclo di appuntamenti sul territorio (dopo Milano, Bari, Catania, Napoli e Padova) che hanno visto ANCI, nel 2023, supportare l’iniziativa di TIM dedicata ad illustrare alla Pa locale le soluzioni digitali più avanzate per costruire le città intelligenti: spazi più vivibili, sostenibili e sicuri, grazie alle nuove tecnologie capaci anche di valorizzare il ricco patrimonio culturale ed artistico, impiegando anche le risorse del PNRR. Secondo le stime del Centro Studi TIM, infatti, al 2027 gli investimenti in soluzioni ICT per le città intelligenti cresceranno fino a circa 1,6 miliardi di euro, mentre a livello globale il totale della spesa in Smart City raggiungerà un valore di oltre 1.000 miliardi di dollari.

In particolare, nel periodo ’23-’27, le applicazioni Smart City basate su 5G, IoT e Intelligenza Artificiale in Italia contribuiranno a ridurre complessivamente di circa 6,5 miliardi di euro i costi del traffico cittadino e di oltre 400 milioni di euro quelli legati all’inquinamento urbano grazie a una migliore programmazione del trasporto, pubblico e privato, e dei flussi turistici. Le nuove tecnologie consentiranno inoltre una riduzione annuale di circa 650mila tonnellate di emissioni di CO2.

Quello che ANCI si è proposta di dimostrare con questa iniziativa è come l’innovazione al servizio della PA locale possa accelerare lo sviluppo di città sostenibili e intelligenti e il raggiungimento degli obiettivi del PNRR, evidenziando gli impatti sull’ambiente urbano e sulla vita dei cittadini, di scelte funzionali alla realizzazione di una Smart City e fornendo strumenti di valutazione che consentano agli amministratori pubblici di assumere decisioni efficaci. Come ANCI continueremo ad affiancare TIM su questi temi per tutto il 2024, attraverso l’organizzazione di altri appuntamenti regionali.



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