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aula con insegnante

Comunicare le certezze degli scienziati per modificare le percezioni errate

DOI 10.12910/EAI2024-063

di Alice Avila, Unità Relazioni e Comunicazione - ENEA

Il cambiamento climatico è riconosciuto dalla comunità scientifica come un fattore di crisi e divulgarlo aiuta a contrastare le percezioni errate. Lo sostiene uno studio pubblicato su “Nature Human Behaviour”, che ha coinvolto 27 Paesi di 6 continenti. Secondo Il fisico del clima del CNR Antonello Pasini “solo una maggiore cultura scientifica può far evolvere definitivamente da certe posizioni”, mentre per il climatologo dell’ENEA Gianmaria Sannino non dobbiamo arrenderci pensando che chi non crede al cambiamento climatico non cambierà mai idea.

Comunicare che gli scienziati non hanno dubbi sul cambiamento climatico è un’arma vincente per sradicare le convinzioni sbagliate. Lo sostiene lo studio “A 27-country test of communicating the scientific consensus on climate change”, pubblicato sulla rivista “Nature Human Behaviour” e realizzato da quarantasei docenti universitari europei e statunitensi con il coordinamento di Bojana Većkalov dell’università di Amsterdam e di Sandra Geiger dell’università di Vienna.

In ventisette Paesi (Italia inclusa) di sei continenti è stata testata su oltre 10 mila persone l’efficacia di due messaggi: uno sulla causa antropica del cambiamento climatico, l’altro sull’opinione condivisa tra gli scienziati che il cambiamento climatico sia una crisi. Come si legge nella ricerca, il primo “ha l’effetto di ridurre considerevolmente le opinioni sbagliate e di aumentare moderatamente la consapevolezza sul problema e la preoccupazione, ma non si trasforma in sostegno diretto all’azione pubblica. Il secondo è altrettanto efficace, ma non produce un valore aggiunto. Entrambi i messaggi fanno presa su un pubblico con una minore familiarità con l’argomento e maggiori percezioni errate, inclusi coloro che hanno meno fiducia negli scienziati del clima e chi è incline alle ideologie di destra. In sintesi, diffondere il consenso scientifico è uno strumento efficace e non polarizzante per modificare le opinioni sbagliate e la preoccupazione di pubblici diversi”.

Secondo il fisico del clima del CNR Antonello Pasini, il risultato complessivo dello studio è positivo, ma parziale: “Io credo che sia comprensibile che una maggiore informazione sul consenso scientifico spinga a essere più consapevoli del problema climatico, ma questo non sconfiggerà il negazionismo più spinto. Nel mondo di oggi, infatti, in cui i social propagano le idee più strane, complottiste e ‘anti-sistema’, solo una maggiore cultura scientifica, che significa conoscenza dei metodi della scienza e non soltanto dei risultati o del consenso, può far evolvere definitivamente da certe posizioni”.

Ma passare dalla conoscenza all’azione non è automatico, come sostiene lo studio. Osserva Pasini: “La conoscenza razionale non basta. Occorre essere intimamente convinti della necessità di azioni, siano personali, di gruppo o politiche. C’è sempre più bisogno che la divulgazione scientifica venga effettuata con nuovi mezzi che coinvolgano non soltanto la sfera razionale”.

Per Gianmaria Sannino, responsabile del Laboratorio ENEA di Modellistica climatica, “questo studio arriva in un momento cruciale, in cui la disinformazione sul cambiamento climatico rappresenta un serio ostacolo alla mobilitazione collettiva. Dimostra che far conoscere il consenso scientifico può ridurre in modo significativo le false credenze sul tema. Anche se l’effetto diretto sul sostegno alle politiche pubbliche è ancora limitato, questo rappresenta comunque un passo fondamentale verso una maggiore consapevolezza e preoccupazione per il cambiamento climatico”.

Inoltre, come osserva Sannino, ci sono margini per rivolgersi a chi è scettico o meno informato: “Una cosa che mi ha colpito molto è che lo studio mostra come il messaggio sia più potente per chi conosce meno il consenso scientifico o ha meno fiducia negli scienziati. Non dobbiamo arrenderci pensando che chi non crede al cambiamento climatico non cambierà mai idea. Questo lavoro, quindi, non solo è utile, ma anche incoraggiante. È come se ci dicesse: ‘Non smettete di parlare di scienza, persino quando sembra inutile. Le persone possono cambiare idea e ogni piccolo passo conta’”.


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