Copertina della rivista
Featured
Kaveh Zahedi

Con l’innovazione aiutiamo i Paesi a ridefinire le strategie politiche e ad ampliare il raggio d’azione

Intervista con Kaveh Zahedi, Direttore dell'Ufficio per il Cambiamento Climatico, la Biodiversità e l'Ambiente dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO).

Kaveh Zahedi è Direttore dell'Ufficio per il Cambiamento Climatico, la Biodiversità e l'Ambiente dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO). Prima del suo incarico in FAO, è stato dal 2016 al 2023 Vice Segretario Esecutivo della Commissione Economica e Sociale delle Nazioni Unite per l'Asia e il Pacifico (UNESCAP) a Bangkok, dove ha coordinato i programmi ESCAP per l’ambiente, il cambiamento climatico, i disastri naturali, la finanza, l’energia, il commercio, i trasporti, lo sviluppo sociale e la ricerca statistica, a sostegno dell'attuazione dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Dal 1995 al 2016 Kaveh Zahedi ha prestato servizio presso il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP) in posizioni di crescente responsabilità, tra  le quali Direttore Regionale e Rappresentante per l'Asia e il Pacifico (Bangkok); Vice Direttore della Divisione Economia (Parigi); Coordinatore per il Cambiamento Climatico (Parigi); Direttore ad Interim/ Vice Direttore del World Conservation Monitoring Centre (Cambridge);  Coordinatore Regionale (Città del Messico); e funzionario per gli affari ambientali (Nairobi). Ha iniziato la sua carriera nel 1993 come consulente economico presso l'organizzazione non governativa Cooperation for Development (Londra), dove era responsabile della gestione di progetti di credito agricolo e microfinanza in America Latina e Medio Oriente. Kaveh Zahedi è cittadino della Repubblica Islamica dell'Iran e del Regno Unito, ha conseguito un Master in Relazioni Internazionali presso la Fletcher School della Tufts University, negli Stati Uniti, e una Laurea triennale in Economia (con lode) presso lo University College London nel Regno Unito. Kaveh Zahedi riveste un ruolo di primo piano all’interno della FAO e questa è l’intervista che ha gentilmente rilasciato per la nostra rivista.

Mr Zahedi, potrebbe delineare il ruolo della FAO, per quanto riguarda il settore agroalimentare, nell’ambito del cambiamento climatico in atto?

Molte delle sfide inerenti al cambiamento climatico, alla perdita della biodiversità e al degrado del suolo, possono essere affrontate mediante soluzioni che coinvolgono i sistemi agroalimentari. I nostri progetti e le nostre iniziative a livello globale, nazionale e locale sono concepiti in modo da aiutare i paesi a raggiungere le proprie aspirazioni nazionali, compreso il raggiungimento degli obiettivi stabiliti con l’Accordo di Parigi. La FAO offre supporto ai paesi per ridefinire le strategie politiche e potenziare le azioni attraverso l’innovazione, le tecnologie e la finanza. Questa è l’essenza della strategia della FAO sul cambiamento climatico.

Alla COP 28 di Dubai, è stata presentata la roadmap della FAO per affrontare il cambiamento climatico. Quali sono i suoi obiettivi e le misure attuabili per raggiungerli?.

La roadmap presentata dalla FAO è parte di un ampio lavoro, in continua espansione, che dimostra come le soluzioni agroalimentari siano fondamentali per raggiungere gli obiettivi climatici e di sicurezza alimentare. Da diversi anni lavoriamo per evidenziare le possibili soluzioni identificate dalla scienza, in particolare dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC). Queste soluzioni comprendono recuperare e gestire in modo sostenibile i terreni agricoli; garantire sistemi zootecnici efficienti e resilienti, promuovere pratiche sostenibili per l’acquacoltura e per la pesca; porre fine alla deforestazione e promuovere l’agro-silvicoltura; ripristinare gli ecosistemi ed assicurare un uso sostenibile della biodiversità; preservare semi e risorse fitogenetiche per il futuro; sviluppare sistemi agroalimentari energy-smart, basati su un uso sostenibile dell’energia. Tutti questi aspetti sono alla base del nostro supporto alle azioni climatiche.

In una recente intervista lei ha affermato che l’agricoltura è la prima vittima del cambiamento climatico. Ma l’agricoltura è anche fra i responsabili del cambiamento climatico in termini di inquinamento. Che soluzioni possiamo adottare?

Esistono già soluzioni per trasformare i sistemi agroalimentari e fare in modo che ogni Paese possa raggiungere la sicurezza alimentare e, allo stesso tempo, ‘costruire’ resilienza e contribuire  all’adattamento, alla mitigazione del cambiamento climatico, e all’uso sostenibile della biodiversità. Ho citato alcune di queste soluzioni nella mia precedente risposta. Tuttavia, ad oggi, queste soluzioni non sono state ancora implementate su una scala adeguata alle loro potenzialità, a causa di una carenza di investimenti, che deve essere affrontata con urgenza. Mentre a livello globale i finanziamenti per il clima  aumentano, il supporto ai sistemi agroalimentari rimane molto indietro rispetto ad altri settori, rappresentando nel 2021 meno del 20% dei finanziamenti destinati alle attività che riguardano il clima.

La FAO sta lavorando per garantire che i finanziamenti per il clima aumentino e raggiungano coloro che ne hanno più bisogno, in particolare i piccoli agricoltori. Dal 2006, la partnership della FAO con il Global Environment Facility (GEF) ha aiutato più di 120 Paesi ad accedere a oltre 1,7 miliardi di dollari in finanziamenti per progetti e a mobilitare oltre 11 miliardi di dollari in cofinanziamenti per trasformare i sistemi agroalimentari e affrontare al contempo le sfide ambientali e climatiche. Allo stesso modo, la partnership della FAO con il Green Climate Fund (GCF)ha raccolto oltre 1,2 miliardi di dollari per progetti trasformativi in 21 Paesi di 5 regioni. Inoltre, la FAO sta supportando lo sviluppo di Food and Agriculture for Sustainable Transformation Partnership (FAST), che ha l’obiettivo di  migliorare la qualità e la quantità dei finanziamenti per il clima destinati ai sistemi agroalimentari”.

Presto saremo 10 miliardi di persone sulla Terra, ma secondo i dati della FAO circa 700 milioni di persone soffrono ancora per la scarsità di risorse e fame. Come sta affrontando la FAO la sfida dell'insicurezza alimentare, aggravata dagli effetti del cambiamento climatico?

La FAO ritiene che trasformare i sistemi agroalimentari per renderli più efficienti, inclusivi, resilienti e sostenibili contribuirà a garantire una maggiore disponibilità, accessibilità e sostenibilità alimentare, oltre ad affrontare gli impatti del cambiamento climatico e il raggiungimento dei Sustainable Development Goals(SDG) nell’ambito delle ‘Four Betters’ (ndr: quattro aree di intervento e miglioramento individuate dalla FAO: l’Agenda 2030 in generale e, in particolare, SDG 1, Sconfiggere la povertà; SDG 2, Sconfiggere la fame; SDG 10, Ridurre le disuguaglianze), senza lasciare indietro nessuno.

I programmi, i progetti e la vasta gamma di conoscenze FAO aiutano i Paesi a sviluppare la loro capacità e gli strumenti per trasformare i sistemi agroalimentari. La FAO ha diversi progetti in tutto il mondo che implementano tali soluzioni, inclusi, ad esempio, progetti sulla diversità delle colture gestiti dalle comunità locali in Ecuador, programmi di silvicoltura a Cuba e di ripristino delle mangrovie in Senegal. La FAO sta anche intensificando gli sforzi per integrare negli accordi ambientali multilaterali soluzioni specifiche per i sistemi agroalimentari e garantire che siano completamente integrate nei processi e nelle strategie di pianificazione nazionale.

La FAO ha constatato che potenziare l'implementazione e la diffusione di soluzioni per i sistemi  agroalimentari attraverso innovazione, tecnologie e politiche abilitanti mirate ai piccoli agricoltori e  produttori, è fondamentale per affrontare la sfida dell'insicurezza alimentare, aggravata dagli effetti dei cambiamenti climatici. 

La FAO sta anche supportando 139 Paesi, inclusi i Paesi Meno Sviluppati (LDCs) e gli Stati Insulari in via di sviluppo (SIDS), ad accedere ai finanziamenti del Global Environment Facility (GEF) per trasformare i loro sistemi agroalimentari, e altri 87 Paesi ad accedere ai finanziamenti del Green Climate Fund (GCF), di cui ho parlato prima.

Eventi meteorologici estremi causati dai cambiamenti climatici, come ondate di calore, piogge intense e siccità, sono sempre più frequentemente osservati in tutto il mondo. Un nuovo studio della FAO ha esaminato il loro impatto sul reddito e sull’adattamento, in particolare delle comunità rurali. Cosa mostra lo studio, facendo anche riferimento al ruolo delle donne?

La FAO ha analizzato i dati socioeconomici di oltre 100.000 famiglie rurali, comprendenti più di 950 milioni di persone in 24 paesi a basso e medio reddito (LMICs), e ha integrato queste informazioni con i dati relativi alle precipitazioni e alle temperature giornaliere per un periodo di 70 anni. Il rapporto della FAO, “Il clima ingiusto. Misurare l’impatto del clima sulle fasce rurali povere, le donne, i giovani” mostra che, sebbene il cambiamento climatico rappresenti una crisi globale, i suoi effetti su Paesi, persone e comunità sono disuguali. Il rapporto ha rilevato che le donne delle zone rurali, le persone che vivono in povertà e le popolazioni più anziane subiscono maggiormente gli impatti del cambiamento climatico e non hanno accesso alle risorse, ai servizi e alle opportunità necessari per adattarsi e sopravvivere. Ad esempio, le famiglie guidate da donne, rispetto alle famiglie guidate da uomini, perdono l'8% in più del loro reddito per lo stress termico e il 3% in più per le inondazioni. Questo equivale, rispettivamente, a 37 miliardi di dollari e 16 miliardi di dollari, in tutti i Paesi a basso e medio reddito (LMICs). Le famiglie rurali povere, subiscono una perdita del 5% in più a causa dello stress termico, rispetto ai vicini più benestanti. Le temperature estreme inoltre spingono bambini e donne ad aumentare il loro orario di lavoro settimanale.

Nonostante ciò, il rapporto rivela che queste tematiche rimangono quasi invisibili nelle politiche climatiche nazionali e che l’attuale finanziamento a sostegno delle azioni climatiche è insufficiente a soddisfare le esigenze delle persone vulnerabili. Su 24 Paesi, solo il 6% delle azioni climatiche nell’ambito dei Nationally Determined Contributions(NDCs) e dei National Adaptation Plans (NAPs) menziona le donne e solo l'1% menziona le persone povere. Sul totale dei finanziamenti climatici tracciati nel 2017/18, meno del 3% è andato all'agricoltura, alla silvicoltura e ad altri usi del suolo e investimenti; e solo l'1,7%, pari a circa 10 miliardi di dollari, ha raggiunto i produttori su piccola scala. Il rapporto chiede di investire in politiche e programmi che affrontino la vulnerabilità climatiche delle fasce rurali povere climatiche e i loro limiti. Ad esempio, una delle raccomandazioni del rapporto prevede di collegare programmi di protezione sociale a servizi di consulenza che incoraggino l'adattamento al clima e compensino gli agricoltori per le perdite, come i programmi di assistenza sociale cash-based (ndr pagamenti in denaro). Il rapporto riconosce anche che una trasformazione dei sistemi agroalimentari di successo necessita, per raggiungere il massimo impatto, di essere giusta, equa, inclusiva e in grado di rispondere alle questioni di genere.

Può fornirci alcuni esempi di successo in tema di adattamento al cambiamento climatico che la FAO ha osservato o sostenuto?

Due esempi sono il programma FAO-UNDP SCALA e il progetto RECLIMA. Il programma FAO-UNDP SCALA (Scaling up Climate Ambition in Land Use and Agriculture through nationally determined contributions (NDCs) and National Adaptation Plans (NAPs) è attivo in 12 Paesi in Africa, Asia e America Latina e aiuta le comunità rurali a sviluppare la resilienza al cambiamento climatico e i governi nazionali a rafforzare la presenza del settore agroalimentare nei piani climatici nazionali. In Colombia, ad esempio, SCALA sta collaborando con l’etnia indigena Wayúu nella regione arida di El Guajira, all'estremo nord del continente sudamericano. Il cambiamento climatico, con l'aumento delle temperature, le variazioni nelle precipitazioni annuali, la siccità e le inondazioni, sta accelerando il degrado del suolo e la perdita di biodiversità nella regione. Fino al 67% dei Popoli Indigeni di La Guajira, e in particolare i Wayúu, fatica ad ottenere cibo nutriente a sufficienza. Attraverso il programma SCALA, la FAO sta lavorando per migliorare la resilienza dei Popoli Indigeni Wayúu, integrando insieme le loro conoscenze tradizionali con le scienze agrarie climate-smart per garantire la sostenibilità della produzione agricola. Ad esempio, nel villaggio di Ipasharraim, dopo aver consultato 53 famiglie Wayúu, sono state identificate diverse sementi locali resilienti, tra le quali il fagiolo Guajiro (Vigna unguiculata L.), che è resistente a siccità e inondazioni, produce un primo raccolto dopo tre mesi ed è altamente nutriente. I Wayúu stanno ora utilizzando l'irrigazione a goccia, attigendo l’acqua da un pozzo, e concime di capra mescolato con minerali e ceneri per arricchire il suolo. Grazie a un suolo più fertile e all'acqua disponibile, questo fagiolo ora produce per otto mesi all'anno, offrendo una fornitura costante di cibo anche quando le piogge sono scarse. Grazie alle nuove pratiche di adattamento, la comunità ha un surplus di fagioli Guajiro da vendere o scambiare. Questi strumenti e metodologie vengono ora sperimentate e ampliate in altre regioni montuose in tutto il Paese. Il programma SCALA è finanziato dal Ministero Federale tedesco dell'Ambiente, della Conservazione della Natura, della Sicurezza Nucleare e della Protezione dei Consumatori, attraverso l'Iniziativa Internazionale per il Clima (IKI).

Il progetto RECLIMA, della durata di cinque anni e con un budget di 127,7 milioni di dollari,  “Incremento delle misure di resilienza climatica negli agroecosistemi del corridoio secco di El Salvador”, ha l’obiettivo di migliorare la resilienza di circa 50.000 famiglie di agricoltori vulnerabili in 114 municipalità. El Salvador si trova nel Corridoio Secco dell'America Centrale, dove l'aumento delle temperature e le siccità provocano la deforestazione e il degrado del suolo, riducendo le risorse idriche e i raccolti.

La FAO lavora con le famiglie di agricoltori nelle aree montuose che si affidano principalmente alle colture tradizionali pluviali. La FAO promuove un approccio combinato di riforestazione con alberi autoctoni, integrazione degli alberi con le colture e il pascolo del bestiame (“agroforestazione”), raccolta dell’acqua piovana e gestione sostenibile del suolo.

Queste tecniche hanno permesso agli agricoltori di porre fine alle pratiche di “taglio e bruciatura”. L'umidità nei terreni si sta ripristinando, le risorse idriche sotterranee si ricostituiscono e si riduce l'erosione. L’utilizzo di queste tecniche sta consentendo di creare le condizioni per un'agricoltura più resiliente e produttiva, in cui gli agricoltori producono cibo tutto l'anno e beneficiano dei frutti, della legna da ardere e del legname degli alberti.

Nell’ambito di questa iniziativa, finora sono stati creati 33 vivai di alberi e nel 2022, sono stati ripristinati oltre 13.000 ettari di ecosistemi critici utilizzando specie arboree autoctone. Centinaia di famiglie hanno avuto acqua a sufficienza per le loro esigenze durante tutta la stagione secca. Il progetto RECLIMA è realizzato dalla FAO con il supporto del Governo di El Salvador e il sostegno finanziario del Green Climate Fund (GCF).

La lotta contro l'emergenza climatica richiede che si affronti anche l'obiettivo principale della “mitigazione”, ovvero la prevenzione e la riduzione delle emissioni di gas serra nell'atmosfera per diminuire gli impatti del cambiamento climatico. Quali sono le priorità della FAO in questa direzione?

Non trattiamo la mitigazione separatamente, ma teniamo conto di tutte le possibili sinergie offerte dalle diverse soluzioni disponibili nel settore agricolo. Siamo impegnati a creare un ambiente favorevole all'azione per il cambiamento climatico nell’agricoltura, con soluzioni che comportino molteplici benefici dalla mitigazione e l’adattamento, alla resilienza e la sicurezza alimentare.

Con la Strategia sul Cambiamento Climatico 2022-2031, la FAO sostiene i Paesi membri nell'adozione di buone pratiche e soluzioni innovative per favorire la mitigazione e l'adattamento al cambiamento climatico e sviluppare la resilienza dei sistemi agroalimentari sostenibili. L'obiettivo principale è la transizione verso sistemi agroalimentari più efficienti, inclusivi, resilienti e sostenibili attraverso i Four Betters: produzione migliore, nutrizione migliore, ambiente migliore e vita migliore, senza lasciare indietro nessuno. Questo contribuirà direttamente al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite SDG 1 (Sconfiggere la povertà), SDG 2 (Sconfiggere la fame), SDG 10 (Riduzione delle disuguaglianze), oltre a sostenere il raggiungimento dell'Agenda 2030 nel suo insieme. La FAO offre supporto ai Paesi nella creazione delle competenze e adozione degli strumenti per implementare pratiche agricole che catturino il carbonio e lo immagazzinino nei suoli agricoli, come il recupero di terreni e pascoli degradati, il ripristino della fertilità del suolo, l'introduzione dell'agro-silvicoltura  e la lavorazione conservativa del terreno (a seconda di ciò che funziona meglio nel contesto). La FAO promuove anche un uso e una gestione più efficienti dei fertilizzanti e dei sistemi zootecnici per aumentare la riduzione delle emissioni per unità di prodotto. Tutto ciò può avere molteplici benefici: non solo la mitigazione del cambiamento climatico, ma anche per l’adattamento e la sicurezza alimentare.

La FAO sta adottando questo approccio ad Haiti e in Senegal, due Paesi particolarmente vulnerabili al cambiamento climatico, nell'ambito del programma Strengthening Agricultural Adaptation (SAGA). In Senegal, ad esempio, il 34% delle terre arabili è degradato, in gran parte a causa della salinizzazione. E’ probabile che in futuro, il cambiamento climatico, che causa l'aumento delle temperature e variazioni delle precipitazioni, esacerbi ulteriormente questo degrado.

Tuttavia, la ricerca ha mostrato il potenziale dei sistemi agroforestali nel proteggere la fertilità del suolo e delle piante legnose “alofite”, adattate a livelli elevati di salinità, nel rigenerare i terreni. Nelle regioni di Diourbel, Kaolack e Thiès, gruppi di piccoli produttori, tra cui 32 donne, stanno imparando tecniche di miglioramento del suolo che comprendono la produzione di compost e la fertilizzazione. La produttività nei loro villaggi sta aumentando grazie al miglioramento della fertilità del suolo. La FAO sta inoltre contribuendo a sostenere i decisori incaricati del dialogo politico nel Paese e a supportare l'integrazione di pratiche agricole sostenibili nei Nationally Determined Contributions 3.0.

feedback