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Sviluppiamo la resilienza del paese nei confronti del cambiamento climatico
Intervista con Nicola dell'Acqua, Commissario Straordinario Nazionale per l'adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica
La crisi idrica una delle sfide più urgenti del nostro tempo ed è strettamente collegata con il cambiamento climatico che ha un impatto diretto sulla disponibilità e gestione dell’acqua. Di fatto, l’aumento delle temperature globali accelera l’evaporazione dai suoli e dalle superfici acquatiche, intensificando la scarsità idrica in molte regioni del pianeta. Inoltre, assistiamo a eventi estremi sempre più frequenti e intensi: da prolungati periodi di siccità a piogge torrenziali spesso seguite da inondazioni. L’acqua, dunque, è al centro della crisi climatica e sono sempre più indispensabili azioni coordinate per gestirla in modo sostenibile, per proteggere gli ecosistemi acquatici e ridurre le emissioni di gas serra per mitigare i futuri impatti. Di queste tematiche e del legame fra acqua e cambiamento climatico abbiamo parlato con Nicola Dell'Acqua, Commissario Straordinario nazionale per l'adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica.
Dottor Dell’Acqua, dal maggio 2023 lei guida la Struttura di Missione per la scarsità idrica. Quali sono i principali obiettivi a breve e lungo termine che state portando avanti?
La Struttura di missione focalizza la sua azione nel supportare il Commissario Straordinario Nazionale per il contrasto alla siccità in tutte le attività affidate dalla Cabina di regia che vede riuniti sotto l’egida della Presidenza del Consiglio tutti i ministri competenti in materia. Un esempio recente delle attività svolte sono gli accordi sottoscritti con i soggetti attuatori per la realizzazione di cinque interventi di rilievo nel Centro-Nord. Ci stiamo anche occupando della situazione del lago Trasimeno, dei dissalatori per alleviare la sete in Sicilia oltre che di altre criticità distribuite un po' in tutto il paese.
Quali sono le principali sfide che la Struttura di Missione sta affrontando nel contrasto alla scarsità idrica in Italia?
Per quanto riguarda l’Italia, la sfida principale è tornare ad una visione unitaria del tema acqua perché si sono frammentate le competenze in mille rivoli. Certamente è impensabile affrontare la scarsità di risorsa idrica in un’ottica campanilistica perché la siccità ha un approccio egalitario: nel 2022 il Nord Italia era a secco, quest’anno è stata l’Italia centro meridionale a soffrire. È fuor di dubbio che è indispensabile ragionare e agire valutando il tema nella sua complessità.
In che modo il cambiamento climatico influenza la strategia della Struttura di Missione?
Ogni nostra azione è svolta sempre nella prospettiva di sviluppare la resilienza del paese nei confronti del cambiamento climatico. Le temperature più elevate determineranno maggiori consumi idrici e grande evapotraspirazione, le precipitazioni saranno inferiori in volume ma concentrate in un numero di eventi spesso estremi: è questa è già una realtà sotto gli occhi di tutti e con la quale dovremo fare i conti sempre più nel futuro.
Nel redigere i piani e poi nel valutare ogni singolo intervento consideriamo sempre, in prima battuta, l’adeguatezza a contrastare il nuovo scenario, è la nostra ossessione. Direi che è un esercizio che dovrebbe essere svolto a tutti i livelli e in tutti i settori: un autentico cambiamento culturale.
A livello di prevenzione, quali misure possono essere adottate per mitigare gli effetti della siccità?
Per essere in grado di prevenire dobbiamo prevedere e pianificare, ed avere questo approccio a 360°. La base di partenza per affrontare la scarsità della risorsa acqua è la redazione dei bilanci idrici che è lo strumento che per l’area considerata elenca le risorse a disposizione contrapponendole ai consumi, comprese le perdite. Per prima cosa ridurre i consumi, eliminando gli sprechi agendo anche attraverso campagne di sensibilizzazione, ma anche adeguando l’agricoltura con sistemi di irrigazione a goccia e attraverso la selezione di colture meno idroesigenti.
Dobbiamo agire sulla manutenzione delle reti per ridurre le perdite e in questo ci può essere d’aiuto l’intelligenza artificiale, ma anche manutenere gli invasi per riportarli alle capienze per le quali sono stati progettati. In ultimo, dobbiamo trovare i sistemi che consentano di ricaricare e ravvenare le falde. A tal proposito si consideri che tra gli effetti della siccità c’è anche il rischio idrogeologico, perché quando piove sulla terra arida, come abbiamo visto anche in questi giorni, i danni possono essere enormi. La strada maestra è ridurre il consumo di suolo e rinaturalizzare gli alvei dei corpi idrici.
Può farci qualche esempio di interventi di successo o delle iniziative più significative implementate per potenziare le infrastrutture idriche e combattere la scarsità idrica?
Certamente. In campo idrico i paesi della penisola arabica, Israele, ma anche la Spagna sono d’esempio per il potenziamento delle infrastrutture specialmente con riguardo ai dissalatori ad osmosi inversa e al riutilizzo delle acque. Anche l’Italia, con l’introduzione del Sistema idrico integrato, nel suo piccolo può vantare un caso di successo perché finanziando la manutenzione delle infrastrutture ci ha consentito di ridurre le perdite per le quali eravamo il fanalino di coda in Europa.
Quale è il ruolo di ricerca e innovazione tecnologica nella lotta alla scarsità idrica, tenuto conto dello stretto legame fra acqua e clima?
Come dicevo poc’anzi l’intelligenza artificiale assumerà grande rilievo nel prossimo futuro grazie alla capacità di indirizzare le manutenzioni sulla rete e fornendo utili informazioni su come ricaricare le falde; inoltre, potrà avere un ruolo importante nella ricerca metereologica consentendone di affinare la capacità predittiva.