La Notte Europea dei Ricercatori e il Progetto NET
di Fabiola L. Falconieri e Claudia Ceccarelli
DOI 10.12910/EAI2021-041
La Notte Europea dei Ricercatori è nata come occasione per aprire le porte della ricerca al grande pubblico, al mondo dei giovani, degli insegnanti e dell’educazione attraverso incontri ‘diretti’, mostre, visite guidate, seminari, dimostrazioni. In questo contesto, dieci organizzazioni italiane di alto livello scientifico, hanno deciso di unire le forze e dar vita a "ScienzaInsieme" e di lanciare il Progetto NET con l’obiettivo di fornire un’informazione corretta che consenta scelte e comportamenti consapevoli. Perché se la scienza non interviene nel dibattito pubblico, il suo spazio può essere rapidamente occupato da fake news e messaggi pregiudizievoli camuffati da informazioni.
Fabiola L. Falconieri
Servizio informazione ed eventi, ENEA
Claudia Ceccarelli
Responsabile Ufficio Comunicazione e Didattica, CNR-ARTOV
Nell’era della disintermediazione, mentre il cittadino assume un ruolo di protagonista all’interno di un sistema molto ampio ed è spesso sollecitato a contribuire a scelte responsabili per garantire un futuro più sostenibile alle generazioni future, il punto di vista scientifico costituisce uno strumento di comprensione che non può essere semplicemente riservato agli addetti ai lavori. Di fronte alle grandi sfide globali, alla scienza viene richiesto non solo di “ricercare” soluzioni possibili ma anche di contribuire a soddisfare le esigenze di una società consapevole e correttamente informata. Una nuova idea di progresso sostenibile, che ci consenta di rimediare ai danni che l’uomo si è procurato da solo perseguendo una crescita disinteressata al depauperamento del capitale naturale (senza il quale però nessuna crescita è possibile), può essere realizzata solo da una società dove la conoscenza è una risorsa partecipata.
Problemi e rischi globali come il cambiamento climatico o la pandemia, stanno mettendo in luce un aspetto che fino a ieri sembrava solo una riflessione teorica: la conoscenza, e in primis la conoscenza scientifica, può diventare “il collante potenzialmente più universalizzante fra tutti gli esseri umani”[1]. La costruzione di una società della conoscenza è oggi la grande sfida, in primo luogo della scuola, del sistema universitario e della formazione, ma anche di chi si occupa di ricerca, comunicazione e divulgazione.
Ri-pensare il modo di comunicare la ricerca
A livello europeo, la questione era stata affrontata fin dall’inizio del nuovo secolo: la Strategia di Lisbona, lanciata nel marzo del 2000, aveva stabilito l’obbiettivo di fare dell'Unione la più competitiva e dinamica economia della conoscenza entro il 2010.[2] Cinque anni dopo, il processo sembrava ancora ai blocchi di partenza. Janez Potoĉnik, allora Commissario per la Scienza e la Ricerca Europea, era ben consapevole che la maggior parte dei cittadini europei non aveva alcun interesse per la scienza[3], né per le politiche europee. Era quindi necessario ripensare il modo di comunicare la ricerca e favorire fra i ricercatori la diffusione del senso di appartenenza ad una comunità europea, responsabile e impegnata a lavorare per lo sviluppo sostenibile dell’Unione. Nel marzo 2005 era stata pubblicata la “Carta Europea dei Ricercatori” e lanciata una nuova iniziativa, “Ricercatori in Europa 2005” con l’obiettivo di promuovere le professioni scientifiche, creando occasioni di interazione diretta con i cittadini e promuovere, soprattutto verso le generazioni più giovani, la passione per le scienze e le carriere scientifiche. Fra le tante attività previste, venne lanciata per la prima volta la Notte Europea dei Ricercatori da tenersi in tutti i Paesi dell’Unione il 23 settembre, l’ultimo venerdì del mese. Vi aderirono 15 Paesi e circa 20.000 europei[4] entrarono, probabilmente per la prima volta nella loro vita, in quelle che erano considerate le ‘torri d’avorio’ della ricerca.
La Notte Europea dei Ricercatori con l’apertura dei laboratori al pubblico, è stata subito amata: dal pubblico, che poteva vedere e persino provare a usare gli strumenti del ricercatore; dai ricercatori stessi, che si sono riconosciuti come una comunità che partecipa a una grande festa allargata delle scienze. Il fascino della Notte deriva proprio dalla disintermediazione: è la possibilità di fare domande e dare riposte senza cattedre in mezzo, di entrare in un “sito per addetti ai lavori”, di raccontare la propria passione a un pubblico empatico; è l’incontro non-mediato. Un appuntamento che, proprio per queste sue caratteristiche, nel tempo ha visto crescere la partecipazione di insegnanti e alunni che hanno colto l’importanza di uscire dall’aula per provare hands-on experiments, letteralmente a “mettere le mani” sul banco del ricercatore e lasciarsi guidare attraverso l’esperimento. L’edizione del 2019, l’ultima prima della pandemia, ha visto la partecipazione di 27 Paesi, oltre 1,6 milioni di visitatori e circa 36.000 ricercatori[5].
Il progetto NET scieNcE Together
La Notte Europea dei Ricercatori è ormai un appuntamento al quale chiunque sia impegnato nella divulgazione scientifica in Europa non può mancare. Nel 2019 dieci organizzazioni italiane di alto livello scientifico, unite dal desiderio di costruire un network solido e capillare sul territorio, affinché la scienza diventi uno strumento diffuso di consapevolezza per il cittadino, hanno deciso di unire le forze e dar vita a "ScienzaInsieme". Uno degli obiettivi prioritari è stato di partecipare al bando di Horizon 2020 per la Notte Europea dei ricercatori con un proprio progetto denominato NET scieNcE Together ispirato alla rete di contatti, collaborazioni, scambi ed esperienze condivise del gruppo. Il bando è stato vinto proprio nel momento in cui l’Italia e l’Europa tutta si sono trovate in piena emergenza COVID-19: dopo 14 anni, la Notte dei laboratori aperti chiudeva ai visitatori, la data veniva posticipata a novembre e a tutti i progetti vincitori veniva chiesto di ripensare le attività in modalità online.
La pandemia ha mutato radicalmente lo scenario e l’obiettivo di trasferire le conoscenze scientifiche e del mondo della ricerca a studenti, docenti, al vasto pubblico, è diventata una vera e propria sfida. Come sarebbe stato possibile, infatti, continuare a creare ‘ponti’ fra grande pubblico e ricerca, a fronte delle rigorose restrizioni imposte dal COVID-19?
Virtual tour e giochi on line
Il misurarsi con le esigenze dettate da una situazione così difficile, ha velocizzato e sancito un cambiamento che era nell’aria da un po’: l’utilizzo di strumenti multimediali per un approccio più diffuso e sistematico dei contenuti.
La Notte di NET che aveva previsto l’uso di tecnologie ICT solo come strumento di supporto organizzativo o promozionale, è stata riscritta includendo nuove soluzioni: se comunicare la scienza non è solo adottare un linguaggio adatto e comprensibile a tutti, ma anche realizzare situazioni che favoriscano il processo di ascolto e di scambio col cittadino, bisogna imparare a costruire anche situazioni virtuali altrettanto coinvolgenti. Strumenti già utilizzati come i webinar e le conferenze in diretta streaming sono stati ri-pensati in modo da ri-creare incontri non mediati e sono stati davvero apprezzati dagli insegnanti e dagli studenti, costretti a lavorare in DaD; inoltre sono nati i virtual tour aperti al pubblico dove i visitatori possono gestire la propria visita in completa autonomia e partecipare a giochi online per favorire l’interazione. Per la prima volta in Italia, NET ha avviato una collaborazione con RAIPlay per la trasmissione su base nazionale di talk appositamente realizzati dai nostri ricercatori per la Notte.
Se è vero che l’esperienza ‘face to face’ ci è sempre sembrata il modo più efficace per lasciare un messaggio chiaro e trasferire contenuti scientifici, è altrettanto vero che l’Information Technology ci ha permesso di abbattere le barriere geografiche e temporali del sistema tradizionale della Notte. In diretta streaming e, quando possibile, lasciati fruibili on demand anche in seguito, i nostri contenuti possono venire più ampiamente diffusi delle attività che venivano ‘vissute’ in presenza. La rete di NET si è ampliata e rafforzata a beneficio del pubblico. Ed anche per il 2021 vuole mettere a frutto tutta l’esperienza fatta, con un programma ‘misto’: durante l’estate con attività in presenza, incontri di avvicinamento, caffè e trekking scientifici all’aperto, seguendo le regole di distanziamento in sicurezza, e online con nuovi virtual tour, webinar e giochi on demand. Il risultato finale è che la Notte si dilata nel tempo e diviene più ricca.
Eppure non possiamo non chiederci se e come cambierà in futuro: i ricercatori di tutta Europa torneranno a incontrare il loro pubblico all’interno dei laboratori o sarà la realtà virtuale a fornire spazi di incontro sempre più coinvolgenti e personalizzabili? La pandemia ha messo più che mai in evidenza come, per consentire ai cittadini di attuare scelte e comportamenti consapevoli, non basti il legislatore, è necessaria la conoscenza e l’informazione corretta; e quando la scienza rinuncia a intervenire nel dibattito pubblico il suo spazio può essere rapidamente occupato da fake news, messaggi pregiudizievoli camuffati da informazioni.
Fin dalle origini della scienza, i primi filosofi naturalisti sapevano che la conoscenza acquisisce valore quanto più diviene metodologicamente universale e oggi con la globalizzazione e la disintermediazione, il valore di questo termine è immenso. Universale include tutti ed è il valore della società della conoscenza, che si potrà realizzare attraverso una trasformazione profonda alla quale forse la pandemia ha dato un’accelerazione, ma che noi siamo convinti si farà anche con la partecipazione di cittadini, insegnanti, studenti e ricercatori alla Notte Europea dei Ricercatori, in tutte le sue manifestazioni.
[1] Andrea Cerroni, Scienza e società della conoscenza, UTET Università. 2006
[2] Consiglio Europeo, Lisbona 23 e 24 Marzo 2000, www.europarl.europa.eu/summits/lis1_it.htm
[3] Janez Potoĉnik, Commissario Europeo per la Scienza e la Ricerca, Let’s make Science the next headline, SPEECH/05/685, testo dell’intervento tenuto a Brussels, il 14 Novembre 2005
[4] Ufficio stampa Commissione Europea IP 09/1356, https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/IP_09_1356
[5] European Researchers’ Night | Marie Skłodowska-Curie Actions (europa.eu)