Una comunicazione completa e affidabile è fondamentale per l'intera società
di Andrea Bettini
DOI 10.12910/EAI2022-050
Gli investimenti previsti dal PNRR offrono al mondo della ricerca italiano l’opportunità di intervenire su molte criticità e di impostare il proprio futuro. E in questo periodo di trasformazione anche l’informazione è chiamata a giocare un ruolo di primo piano su più fronti.
Andrea Bettini
Rainews 24
Grazie agli investimenti previsti dal PNRR il mondo della ricerca italiano ha l’occasione, nel giro di pochi anni, di intervenire su molte criticità e parallelamente di impostare il proprio futuro. In questo periodo di trasformazione anche l’informazione è chiamata a giocare un ruolo di primo piano su più fronti: racconto degli eventi, sorveglianza sull’attuazione dei programmi, individuazione di casi di eccellenza che possano fungere da esempi positivi e che possano indicare soluzioni virtuose. Si tratta, in fondo, di ciò che il giornalismo è da sempre chiamato a fare. Farlo bene stavolta sarà ancora più importante.
Scienza e giornalismo
Quando si occupano di ricerca, i media hanno una grande responsabilità. L'importanza di una corretta informazione scientifica è stata particolarmente evidente nei momenti più tragici della pandemia, ma emerge ogni giorno. Dalla lotta ai cambiamenti climatici al risparmio energetico, una comunicazione completa e affidabile è fondamentale per l'intera società.
Parlare di scienza però non è facile. Innanzitutto, perché è un tema vastissimo, che spazia dalla fisica all'ambiente, dall'astronomia alla salute. In secondo luogo, può essere un argomento molto complesso e difficile da sintetizzare in modo chiaro e corretto. Inoltre, spesso richiede tempi che possono essere più lunghi rispetto a quelli imposti dal frenetico lavoro di redazione: per capire e spiegare in modo comprensibile, spesso bisognerebbe approfondire e studiare a lungo ma non sempre questo è possibile.
Ecco perché per i giornalisti la specializzazione diventa fondamentale. Fornisce esperienza, competenza, conoscenza del lessico e delle dinamiche del settore. Permette di costruirsi un'agenda di esperti e uffici stampa preziosissima a cui rivolgersi per chiarire aspetti oscuri, soprattutto quando il tempo scarseggia e il rischio di imprecisioni ed errori aumenta.
Le difficili condizioni economiche di molte testate, va detto, non sono d'aiuto. La tentazione di cedere al clickbaiting[1], di forzare titoli e interpretazioni per aumentare gli ascolti o far aumentare le visualizzazioni in molti casi è forte e difficilmente arginabile. È un comportamento diffuso ma miope e che nel lungo periodo fa molti danni perché scredita sia chi pubblica quei contenuti sia l'intera categoria.
Anche per questi motivi, la relazione della scienza con i media non è sempre facile e da parte dei ricercatori può esserci comprensibilmente diffidenza nei confronti dei giornalisti. Inoltre, il tempo dedicato alla comunicazione viene talvolta ancora percepito come tempo sottratto al lavoro in laboratorio. La necessità di sintetizzare e semplificare argomenti complessi per essere capiti dal grande pubblico può poi comprensibilmente apparire un rischioso scivolamento verso generalizzazioni e imprecisioni. Microfoni e telecamere, infine, possono mettere soggezione.
Grazie anche all'opera di formazione dei ricercatori condotta dagli uffici stampa, fortunatamente i passi avanti nel corso degli anni sono stati evidenti. Del resto, la comunicazione è parte della missione della scienza. Da una parte è giusto rendere conto di ciò che si fa, cioè spiegare ai cittadini come sono usati i fondi messi a disposizione. Dall'altra c'è un ruolo sociale: favorire il progresso indicando percorsi da seguire e buone pratiche, intervenire nel dibattito pubblico sui temi di propria competenza. Infine, non da ultimo, con la divulgazione si possono ispirare i giovani spingendoli magari a intraprendere una carriera scientifica.
Quando si parla della scienza e dei media, insomma, c'è sempre un terzo attore da tenere presente: la società. Se il rapporto è corretto e fruttuoso, tutti possono trarne benefici. Soprattutto nei periodi di grande trasformazione, come quello avviato dal PNRR.
L'esperienza di RaiNews24
La ricerca favorisce l'avanzamento nella conoscenza ma significa anche sviluppo di interi settori economici ed industriali, posti di lavoro, collaborazioni internazionali che possono anche diventare strumenti di diplomazia. Riguarda ambiente, economia, politica, esteri. Consapevole di questo ruolo strategico, RaiNews24 da tempo ha moltiplicato servizi e approfondimenti sulla scienza.
Fino a qualche anno fa, le tematiche scientifiche erano trattate quasi esclusivamente all’interno del notiziario. Questo significava essere inevitabilmente legati agli eventi di cronaca: interventi di geologi in occasione di un terremoto, di esperti di clima al verificarsi di fenomeni meteorologici estremi, di specialisti di questioni energetiche quando il dibattito toccava i consumi o le bollette e così via.
Rispetto ad altri telegiornali, RaiNews24 ha però la possibilità di fare di più. Un canale all-news che va in onda 24 ore su 24 ha lo spazio per degli approfondimenti più ampi e meno legati ai fatti di giornata. L’unico settore che aveva un focus dedicato invece era la Medicina, con la rubrica “Basta la salute”[2]. Così nel settembre 2018 abbiamo dato vita a “Futuro24”, un appuntamento settimanale dedicato alla scienza e alla tecnologia: una quindicina di minuti dove occuparci di progetti di ricerca importanti e di eccellenza che difficilmente avremmo potuto trattare nel tg perché scollegati dalle news del giorno.
Alla fine di settembre 2022 è andata in onda la puntata numero 200. In questi quattro anni abbiamo girato l’Italia, scoprendo e mostrando al pubblico una straordinaria ricchezza e varietà di strutture impegnate in studi all’avanguardia: centri di ricerca, università, osservatori astronomici, laboratori all’interno di imprese high-tech. Oltre ai grandi e straordinari istituti italiani che tutti conoscono, abbiamo girato intere e interessantissime puntate anche in realtà più piccole o più periferiche ma comunque capaci di portare avanti progetti di enorme valore, spesso dovendo fare i conti con pochi finanziamenti a disposizione. Si tratta di una rete di strutture che rappresenta una risorsa per tutto il paese e che attende solo di essere raccontata. Anzi, che merita di essere raccontata.
La possibilità di svincolarsi dalla cronaca ha spesso consentito anche di adottare un approccio diverso, più costruttivo: mettere in luce esperienze di successo e buone pratiche, parlare delle opportunità esistenti e di come la ricerca possa migliorare le nostre vite. Aspetti di rilievo, soprattutto per tematiche in cui anche i cittadini possono dare un contributo con i propri comportamenti e le proprie scelte, come ad esempio la lotta all’inquinamento.
Da qualche mese, a testimonianza di un impegno sempre maggiore su questo fronte, è stata inoltre costituita una vera e propria redazione Scienza. Si tratta di un nucleo redazionale ancora piccolo ma destinato a crescere, con il compito di ampliare la copertura di tutto ciò che accade in ambito scientifico.
I prossimi anni
Il racconto del mondo della ricerca nei prossimi anni seguirà inevitabilmente due filoni. Da una parte come sempre le scoperte scientifiche, gli avanzamenti nella conoscenza che rappresentano il fine ultimo dell'attività dei ricercatori. Dall'altra gli aspetti più strutturali: i cambiamenti organizzativi, le modifiche nello scenario complessivo, i nuovi progetti che saranno stimolati dal PNRR.
Sarà un periodo di grande fermento, in cui anche i media giocheranno un ruolo importante. Se sapranno dar voce a chi è più meritevole, individuare le criticità, discriminare fra ciò che è reale e di valore e ciò che è puramente un annuncio, mettere in luce ciò che non funziona, i giornalisti avranno dato il loro contributo, sia al pubblico sia al mondo della scienza.
Saranno anni intensi, non solo nei laboratori ma anche nelle redazioni. Le opportunità non mancano, la posta in gioco è alta. C'è spazio per trovare e raccontare grandi storie. Chissà che in qualche modo, oltre a cambiare il mondo della ricerca italiana, il PNRR non abbia effetti positivi anche sul giornalismo scientifico, favorendo la crescita nel nostro paese di una nuova generazione di giornalisti specializzati.