Featured
La risorsa acqua: il nostro passato, presente e futuro
di Benedetta Brioschi e Nicolò Serpella
DOI 10.12910/EAI2023-006
L’acqua è il nostro passato, il nostro presente e, soprattutto, il nostro futuro. Non si possono più rimandare azioni e strategie che indirizzino la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico nel Paese, ponendo la gestione, la tutela e la salvaguardia della risorsa idrica come elemento centrale in questo percorso. Lo spazio e il tempo per intervenire esistono, ma dobbiamo agire in fretta.
Benedetta Brioschi
Associate Partner e Responsabile Food&Retail e Sustainability - The European House-Ambrosetti
Nicolò Serpella
Project Coordinator, Community Valore Acqua per l’Italia - The European House - Ambrosetti
Partiamo dal passato. L’acqua è la base della civiltà ed è fondamento della storia umana. Dalla preistoria al giorno d’oggi, i rapporti dell’umanità con la risorsa acqua sono stati fondamentali per lo sviluppo delle società e dei sistemi economici: le prime civiltà sono nate lungo i corsi d’acqua ed è stata proprio la gestione della risorsa idrica a chiamare a raccolta le migliori competenze ingegneristiche e architettoniche nei primi insediamenti umani.
Parlare di acqua significa dunque parlare di cultura e non è più possibile rimandare un dibattito serio e approfondito sulla risorsa acqua.
Proprio muovendo da queste considerazioni, nel 2019 The European House - Ambrosetti ha fondato la Community Valore Acqua per l’Italia[1], una piattaforma di confronto costruttivo e permanente multistakeholder dedicata alla gestione della risorsa acqua come driver di sostenibilità, competitività e sviluppo industriale. E lo scorso mercoledì 22 marzo, in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, si è tenuto l’evento di presentazione finale della IV Edizione del Libro Bianco “Valore Acqua per l’Italia” 2023. Parliamo ora del presente.
L’Osservatorio Valore Acqua ha evidenziato una situazione a luci e ombre con riferimento alla gestione della risorsa acqua in Italia, focalizzandosi sugli elementi principali che concorrono a complicare la preservazione e la tutela di una risorsa sempre più strategica
Criticità infrastrutturali
Prima di tutto emergono rilevanti criticità infrastrutturali nel Paese, con particolare riferimento alla vetustà e alla scarsa efficienza della rete, uno tra i principali motivi che richiedono – indirettamente – un così elevato livello di prelievi alla fonte. Il 60% rete di distribuzione dell’acqua nazionale ha più di 30 anni, e il 25% ha più di 50 anni, una quota che in alcuni centri urbani raggiunge fino il 40%.
L’obsolescenza dell’infrastruttura idrica genera a sua volta crescenti difficoltà gestionali e un’elevata quota di perdite idriche, unita ad altri fattori come i regimi di pressione, le caratteristiche morfologiche del territorio, dei terreni di posa e dei materiali costituenti le tubazioni.
Secondo i dati del Blue Book 2023, a confronto con l’ultima edizione del rapporto dell’Associazione europea EurEau “Europe’s water in figures”, le perdite percentuali in Italia raggiungono il 41,2% del totale, quasi il doppio della media europea (25%), posizionando il Paese quart’ultimo in UE-27+UK. Anche osservando la misura relativa alle perdite idriche lineari, che consente di valutare la performance infrastrutturale relativizzandola sulla lunghezza della rete e non soltanto sui volumi di acqua immessi, vede l’Italia scendere in ultima posizione nel quadro UE-27+UK, con 9.072 m3 di acqua dispersa e non contabilizzata al km ogni anno.
I gap infrastrutturali sono anche provocati da un limitato livello di investimenti nel Servizio Idrico Integrato, pari a 56 Euro pro-capite, un valore – a confronto con i dati EurEau – pari a poco più del 70% della media europea (78 Euro).
Uno dei principali motivi di tale limitato livello di investimenti nel settore è la tariffa idrica, pari ad oggi a circa 2,1 Euro per m3, la metà di quella francese e il 40% di quella tedesca. Anche a causa di questo, spesso la tariffa non è sufficiente a garantire e a rafforzare il livello di investimenti necessario per migliorare le infrastrutture del settore.
Inoltre, un prezzo basso per l’acqua potabile non solamente limita la crescita degli investimenti, ma può anche portare a una più scarsa consapevolezza da parte dei cittadini riguardo al loro consumo d’acqua, deresponsabilizzandolo. Infatti, non solo il Paese è tra i più idroesigenti d’Europa considerando i prelievi di acqua totali, ma è anche in vetta alla classifica dei consumi idrici a livello civile: con un consumo di 220 litri per abitante al giorno, l’Italia si posiziona infatti 1° Paese a livello europeo in questo indicatore, contro una media europea di 165 litri.
Il “paradosso del cittadino responsabile”
Tra le cause di questo posizionamento, l’Osservatorio Valore Acqua ha indagato come la scarsa percezione e consapevolezza sul valore dell’acqua da parte dei cittadini siano effettivamente fattori significativi.
Attraverso la survey somministrata alla popolazione italiana dalla Community, si evince come nonostante il 96% dei cittadini italiani dichiari di adottare sempre o talvolta comportamenti sostenibili, tra cui un uso responsabile dell’acqua, esiste una scarsa consapevolezza sul suo effettivo consumo, evidenziando quello che è stato definito come il “paradosso del cittadino responsabile”, solo il 21% della popolazione è a conoscenza dei volumi d’acqua consumati mediamente in un giorno per abitante, con il 72% che lo sottostima.
Ci sono però anche buone notizie. Il nostro Paese può contare su una filiera dell’acqua rilevante, in grado di generare un valore economico significativo sui territori di riferimento, mobilitare investimenti e attivare occupazione qualificata lungo tutte le diverse fasi[2]. La Community Valore Acqua per l’Italia ha realizzato e aggiornato il primo database contenente dati economici pluriennali di tutte le aziende operanti nella filiera estesa dell’acqua in Italia, per un totale di oltre 50 milioni di osservazioni e circa 1,8 milioni di aziende, solo in Italia.
Esulando da un principio generale secondo cui “senza acqua non può esserci vita” e contestualizzando l’effettiva funzione della risorsa all’interno di un sistema economico complesso, è possibile quantificare il contributo della risorsa idrica alla generazione di Valore Aggiunto – e quindi di PIL – in Italia.
Nel 2021, l’acqua è stata l’elemento abilitante per la generazione di 320 miliardi di Euro di Valore Aggiunto in Italia. In altre parole, senza la risorsa acqua il 18% del PIL italiano non potrebbe essere generato.
Stress idrico e impatto del cambiamento climatico
Ma il futuro è già alle porte. Nel 2022, l’Italia è stato uno dei Paesi europei maggiormente colpiti dagli effetti del cambiamento climatico e ha registrato rispettivamente 132 giorni di anomalie climatiche, ben al di sopra della media europea di 33 giorni. In pratica, il nostro Paese ha sperimentato anomalie climatiche per il 42% del 2022.
Il 2022 rappresenta l’anno più caldo e meno piovoso della storia italiana[3], con anomalie termiche che hanno raggiunto i +2,7 °C rispetto alla media 1981-2010 e anomalie pluviometriche che sono state pari a -48 mm nell’anno. L’aumento delle temperature e la riduzione delle piogge hanno contribuito a rendere l’Italia il 1° Paese in Europa e il 44° nel mondo per estensione di territorio con un tasso di stress idrico[4] superiore all’80%. Per la sua posizione al centro del Mediterraneo, l’Italia risulta tra i Paesi che sta subendo le conseguenze più tangibili dei cambiamenti climatici. Se da un lato si registra una riduzione della frequenza e quantità delle precipitazioni, dall’altro la loro intensità è in aumento. Le piogge intense in Italia sono aumentate del +45,4% all’anno negli ultimi 15 anni (passando da un valore medio di 45 nel periodo 2005-2009 a 275 nel 2015-2019) e gli allagamenti nelle città sono cresciuti annualmente del +27,7% (da una media di 3 nel periodo 2025-2009 a 54 nel 2015-2021).
A fronte della riduzione delle piogge, attualmente il 21% del territorio nazionale è a rischio di desertificazione (con picchi del 70% in alcune zone come la Sicilia) e gli eventi siccitosi, sempre più frequenti, stanno colpendo le principali fonti idriche del Paese. A conferma dalla grande esposizione al rischio climatico del nostro Paese, il Joint Research Centre della Commissione Europea ha quantificato gli impatti economici in seguito all’aumento di fenomeni di dissesto idrogeologico, con diverse ipotesi di aumento della temperatura media al 2100. L’Italia, senza azioni di adattamento, riporterebbe perdite di circa 3 miliardi di Euro ogni anno.
L’acqua è il nostro passato, il nostro presente e, soprattutto, il nostro futuro. Non si possono più rimandare azioni e strategie che indirizzino la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico nel Paese, ponendo la gestione, la tutela e la salvaguardia della risorsa idrica come elementi centrali in questo percorso. Lo spazio e il tempo per intervenire esistono, ma dobbiamo agire in fretta.
Note
[1] Sono partner della IV edizione della Community Valore Acqua per l’Italia A2A, ACEA, Acquedotto Pugliese, Celli Group, Gruppo Hera, Intesa Sanpaolo, Intesa Sanpaolo Innovation Center, Iren, MM, SMAT, ANBI – Associazione Nazionale Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e Acque Irrigue, Schneider Electric, Engineering, Suez, Xylem, AcegasApsAmga, Alfa Varese, Barchemicals, Brianzacque, Consorzio Idrico Terra di Lavoro, Crédit Agricole, CVA – Compagnia Valdostana Acque, Fisia Italimpianti, Irritec, IWS – Integrated Watercare Solutions, Livenza Tagliamento Acque, Maddalena, Padania Acque, RDR, SIT e SOTECO. Sono partner scientifici della Community Utilitalia e Fondazione Utilitatis.
[2] Rientrano nel perimetro dell’analisi tutti gli attori attivi lungo la filiera estesa dell’acqua nel Paese: le attività economiche per le quali l’acqua rappresenta un input produttivo primario (settore agricolo, industrie e settore energetico), le sette fasi del Servizio Idrico Integrato (captazione, potabilizzazione, adduzione, distribuzione, fognatura, depurazione e riuso), sia per gli operatori privati sia per i gestori in economia, e i fornitori di input per il funzionamento della filiera (provider di tecnologia e software e fornitori di macchinari e impianti).
[3] A livello mondiale, l’anno con le temperature maggiori è stato il 2016.
[4] Lo stress idrico è definito come il rapporto tra i prelievi totali di acqua e la disponibilità di acque superficiali e sotterranee