
L’IA non può sostituire il giornalista
Intervista a Carlo Bartoli, Presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti
Uno dei settori più interessati e più coinvolti dall’arrivo dall’arrivo dell’IA è quello del giornalismo. Per questo abbiamo chiesto un’intervista al Presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti Carlo Bartoli, che pubblichiamo qui di seguito.
Presidente Bartoli, con l'adozione crescente dell'intelligenza artificiale nel settore giornalistico, quali sono i rischi principali per l'etica e l'indipendenza della professione?
Ogni innovazione tecnologica pone dei rischi e delle opportunità per la professione giornalistica. Lo abbiamo visto con l’avvento dei computer e la sostituzione della macchina da scrivere. Poi è arrivato internet seguito a stretto giro dai social media. Ora abbiamo l’Intelligenza Artificiale generativa, in grado di creare autonomamente contenuti multimediali, cioè testi, audio, video, foto. La IA coinvolge tutti i settori della nostra società, quello dell’informazione, è tra i più interessati in quanto si innesta su un ecosistema digitale ormai pervasivo dove le grandi piattaforme tirano le fila. Il rischio per l’indipendenza dei giornalisti, con la IA, dipende dal livello con cui viene utilizzata ed applicata. Innanzitutto la IA non può essere sostitutiva del giornalista, è necessario che ci sia sempre il controllo e la verifica dei contenuti informativi realizzati con il suo supporto.
In che modo l'intelligenza artificiale può essere utilizzata dai giornalisti per migliorare il processo di raccolta e analisi delle informazioni, senza compromettere la qualità e l'autenticità del lavoro?
Vi sono indubbiamente aspetti interessanti negli strumenti di intelligenza artificiale, in particolare nei processi di velocizzazione e alleggerimento per le funzioni ripetitive o per il trattamento di una grande mole di dati. Pensiamo, ad esempio, ai risultati elettorali o ai tabellini di competizioni sportive, tanto per citare esempi. Vi sono anche strumenti particolarmente utili: per il data mining, per la produzione di immagini, per le traduzioni. Potenzialmente l’intelligenza artificiale può dare un contributo a migliorare la qualità dell’informazione liberando tempo. Ovviamente il punto centrale è sempre lo stesso: tutte le funzioni devono comunque ricadere sotto il controllo umano del giornalista. Faccio un esempio: posso chiedere alla IA di creare una immagine, ma devo verificare che essa corrisponda a ciò che voglio pubblicare, con tutte le implicazioni etiche e deontologiche che implica la creazione di un contenuto.
E’ necessaria un’autoregolamentazione da parte dei giornalisti per evitare i rischi e cogliere le opportunità dell’IA?
Nella seduta di dicembre 2024 il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti ha approvato all’unanimità il nuovo Codice deontologico delle giornaliste e dei giornalisti. Frutto di un lavoro complesso e di un proficuo confronto con enti, sindacati e associazioni della categoria. Questo nuovo Codice, che entrerà in vigore dal primo giugno 2025, è molto più sintetico e agile e introduce importanti innovazioni, a cominciare dalle regole sull’Intelligenza artificiale. Riporto qui integralmente le otto righe del nuovo articolo 19 che recita: “1. Fermo restando l’uso consapevole delle nuove tecnologie, l’intelligenza artificiale non può in alcun modo sostituire l’attività giornalistica. 2. Quando si avvale del contributo dell’intelligenza artificiale, la/il giornalista: a) ne rende esplicito l’utilizzo nella produzione e nella modifica di testi, immagini e sonori, di cui assume comunque la responsabilità e il controllo, specificando il tipo di contributo; b) verifica fonti e veridicità dei dati e delle informazioni utilizzati. 3. In nessun caso il ricorso all’intelligenza artificiale può considerarsi esimente in tema di obblighi deontologici.”
La diffusione di strumenti di IA come i chatbot genera preoccupazioni per la possibile proliferazione di fake news. Qual è il ruolo del giornalismo nel contrastare questi rischi e come dovrebbe evolversi la formazione dei giornalisti?
Il Consiglio nazionale ha portato avanti in questi ultimi tre anni un grande sforzo per incrementare l’offerta formativa, abbiamo aumentato i fondi per gli Ordini regionali, incrementato i corsi on-demand, prestato più attenzione all’innovazione tecnologica. Nello scenario digitale, al netto della tipologia degli strumenti, il ruolo del giornalista rimane invariato: verifica delle fonti, verità sostanziale dei fatti, rispetto delle persone.
L’accuratezza con cui IA e chatbot possono produrre notizie false e manipolate è un grande rischio, ma sta al giornalista attrezzarsi in modo adeguato per individuare e, nel caso, smascherare i falsi. Vi sono anche strumenti di IA che aiutano nella verifica delle fonti. Il problema è un altro. Il giornalista è iscritto all’Albo, il suo nome e cognome sono pubblici e individuabili, rispondiamo a leggi sempre più restrittive come quelle che limitano la pubblicazione di atti giudiziari; siamo oggetto di specifici articoli del codice penale, vedi la diffamazione a mezzo stampa. Inoltre le violazioni deontologiche vengono perseguite e sanzionate in via disciplinare. Al contrario abbiamo il web e i social media che si muovono a ruota libera e in anonimato.
Come può evolvere la professione giornalistica nell'era dell'intelligenza artificiale? Quali azioni l'Ordine Nazionale dei Giornalisti intende intraprendere per affrontare questa trasformazione?
Cerchiamo di seguire l’evoluzione dei processi di innovazione che investono la professione giornalistica. Abbiamo promosso l’Osservatorio sul giornalismo digitale. Un think tank di esperti che ogni anno elabora un rapporto. Il primo, nel 2023, è stato dedicato al comparto editoriale ed ha mostrato con grande chiarezza le dinamiche della crisi strutturale del sistema dell’informazione, sia a livello globale che nazionale. Quello del 2024, invece, concentra l’attenzione sul “lettore perduto”, ossia sui destinatari finali dell’attività giornalistica e sulle modalità di fruizione dell’informazione, mettendo a fuoco i rischi, opportunità ed esperienze con l’intelligenza artificiale generativa.
Con la LUMSA, invece, abbiamo lanciato un questionario per raccogliere le esperienze e le opinioni delle colleghe e dei colleghi sulla IA. Teniamo inoltre presente che il nuovo contesto digitale necessita di un adeguamento dei profili giornalistici. Oggi, oltre alle consolidate attività legate alla comunicazione digitale quali social media, videomaker e operatori su diverse piattaforme, emerge la domanda di giornalisti specializzati nel “data mining”, ossia quelli che scavano a fondo nel web; servono specializzati in “debunking”, capaci di individuare e di svelare le notizie false o le abili manipolazioni che si fanno sul web; di esperti in podcast, per non parlare dei graphic journalists, molto richiesti con l’incremento della comunicazione visuale che tende a sostituire sempre più quella scritta. C’è poi il nuovo filone di giornalisti che si devono interfacciare l’Intelligenza artificiale.
Lei ha sostenuto che l'IA è una sfida cruciale per il futuro del giornalismo e della democrazia e ha ribadito che il progresso tecnologico non deve accentuare la precarietà lavorativa nel settore editoriale. Quali soluzioni possono essere adottate per bilanciare innovazione e sostenibilità professionale?
Sul piano legislativo sia europeo che italiano possiamo ritenere sostanzialmente acquisito il principio della prevalenza del controllo umano su quello delle macchine e degli algoritmi, sia nelle fasi di addestramento che di elaborazione e pubblicazione dei contenuti. Ovviamente c’è da vedere cosa questo implica nella realtà e come si articoleranno nel dettaglio le normative. Allo stesso modo occorrerà intervenire per garantire che la IA non venga utilizzata per espellere giornalisti dalle redazioni. Il rischio maggiore, in prospettiva, riguarda i tentativi di “sostituzione” dei giornalisti e un approccio meramente economicista da parte delle aziende editoriali. Questo sarebbe devastante per il giornalismo e impoverirebbe la qualità dell’informazione. Altro grande problema riguarda la remunerazione, la tutela del prodotto giornalistico e dei diritti d’autore, una questione già vissuta con l’avvento del web. Allora gli editori si erano lanciati ad occhi chiusi nelle braccia delle grandi piattaforme, restandone in gran parte fagocitati e ricavandone ben poco e scaricando, quindi, i costi sulla compressione del lavoro giornalistico.
Con la IA può accadere qualcosa di molto simile. Servono trasparenza e regole nelle intese con gli OTT[1] al fine di garantire – come scritto nel Disegno di Legge 1146 (la legge quadro italiana su IA) - un “equo compenso” per i produttori di contenuti informativi che vengono usati sia per addestrare e che per far funzionare le IA.
La qualità dell’informazione professionale passa attraverso un lavoro contrattualizzato e retribuito in modo dignitoso. Precarietà e frammentarietà del lavoro vanno nella direzione opposta. Sostenere la qualità dell’informazione significa anche sostenere il lavoro giornalistico.
Il 21 novembre 2023 in un’audizione presso il Comitato sull’Intelligenza Artificiale presieduto da Giuliano Amato per studiare l’impatto dell’IA sul sistema editoriale, il diritto d’autore, la produzione, organizzazione e diffusione dei contenuti, lei ha lanciato la proposta di un patto fra tutti i soggetti interessati per realizzare un piano organico che non tagli fuori l’Italia dai nuovi scenari dell’informazione, Quali sono i punti cardine sui quali dovrebbe poggiare questa grande alleanza? E chi sono i soggetti da coinvolgere?
Oggi si tratta di compiere scelte strategiche di lungo respiro, capaci di rispondere agli interessi di tutti i soggetti in campo con una visione ampia: editori, giornalisti, istituzioni, ma anche tanti altri settori della società, in un’ottica di sistema-paese e non settoriale. Il giornalismo può avere un futuro solo se punta alla qualità, all’autorevolezza, se si dimostra ogni giorno attendibile ed affidabile; in grado di fare da controcanto a tutto ciò che irrompe, senza alcuna regola, dal web. Per fare questo occorrono politiche di sistema, con risorse e norme adeguate. In questo quadro serve anche una revisione della legge istitutiva dell’Ordine che ormai risale a sessanta anni fa, un’altra era geologica. Il Consiglio nazionale, alla unanimità, ha elaborato e approvato una proposta di riforma che punta proprio ad innalzare la qualità dei giornalisti: dall’accesso, alla digitalizzazione dell’esame, alla semplificazione di una serie di procedure ormai obsolete. La proposta è stata sottoposta al Parlamento sottolineando la necessità di una riforma delle norme per i giornalisti al fine di avere profili professionali e regole adeguati alle sfide dell’innovazione.
Giornalismo senza robot ai tempi dell’Intelligenza artificiale
di Manuela Pelati, Corriere della Sera
Trovano ampio spazio i temi ambientali nel libro della giornalista del Corriere della Sera, Manuela Pelati, uscito a gennaio 2025 dal titolo «Giornalismo senza robot ai tempi dell’Intelligenza artificiale» edito da Gangemi editore. Dalla cronaca alla politica, dai cold case alle inchieste, dalla politica estera alla violenza sulle donne, l’informazione in questo libro ha un punto di vista centrato sulla persona, perché la tecnologia aiuta e velocizza il lavoro del giornalista ma non sostituisce la creatività e la capacità critica. All’uso spregiudicato dell’intelligenza artificiale e alla concorrenza sleale di ChatGpt rispondono la denuncia del New York Times, le norme internazionali, lo scenario etico e deontologico. Sfide da perseguire. Il viaggio dentro la notizia è proposto a partire dalla scrittura del testo e dalle forme del giornalismo tradizionale arrivando al web con le nuove redazioni del Seo e della Serp dove convivono tecnici, giornalisti e marketing.
Note
[1] Over-the-top sono le imprese che forniscono direttamente attraverso Internet servizi, contenuti e pubblicità, bypassando i sistemi di distribuzione tradizionali come il digitale terrestre. Si tratta di aziende come Amazon, Facebook, Netflix e Google